sabato 3 dicembre 2011

Con il crac dell'euro stipendi dimezzati e fallimenti a catena

da: http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/432843/

DOSSIER- I RISCHI DELL'USCITA DALLA MONETA UNICA


La nuova lira crollerebbe, inflazione e tassi alle stelle
Le svalutazioni dei nostri beni arriverebbero al 60%

TONIA MASTROBUONI
Avete un mutuo, una macchina, un frigo o un prestito da ripagare? Avete uno stipendio medio, insomma non proprio da nababbi? Siete abituati a viaggiare da un Paese all’altro senza contare i soldi nel portafoglio? Siete abituati a lamentarvi se il latte o il pane aumentano di qualche centesimo? Se a una o più domande avrete risposto di sì, dovrete fare il tifo perché l’Italia non esca mai dall’euro. I buontemponi che in queste settimane si divertono a caldeggiare un ritorno alla lira non spiegano mai gli scenari concreti di un’uscita dalla moneta unica per le vostre tasche. E per l’Italia. Eccoli.

Fallimento dei debiti
Premessa: non esiste una clausola di uscita dall’euro scritta nei Trattati europei. Si può solo uscire dall’Unione europea. Ma poniamo il caso che l’Italia riesca davvero a fare una «secessione» dall’Eurozona. Il primo dilemma sarebbe decidere se convertire o meno tutti i debiti attualmente denominati in euro, compreso quello pubblico da oltre 1.900 miliardi, nella nuova moneta. Schiere di avvocati delle banche o delle finanziarie che detengono titoli di Stato e crediti con l’Italia sarebbero coi fucili puntati, pronti a mettere in dubbio qualsiasi ipotesi di cambio. Meglio, allora, lasciarli in euro?

Anzitutto la lira crollerebbe 
A quel punto si aprirebbe un altro scenario terrificante: la lira subirebbe sicuramente una svalutazione molto pesante rispetto all’euro. Un rapporto della banca d’affari Ubs che si esercita proprio sull’ipotesi di uscita dall’Eurozona di un Paese come l’Italia, ritiene probabile, in questo caso, un crollo della lira del 60 per cento. Vuol dire che gli stipendi e le pensioni varrebbero improvvisamenteil 60 per cento in meno. A fine mese, per pagare la solita rata del muto o del frigo bisognerebbe mettere cioè molti più soldi. Facile immaginare che per milioni di persone che hanno pochi margini di risparmio significherebbe perdere case, frigo, automobili o finire pignorati dalle banche. Lo Stato, infine, sarebbe costretto a dichiarare fallimento su un debito più che raddoppiato da un giorno all’altro. In altre parole, come ricordano molti italiani rimasti «bruciati» dai tango bond argentini, non ripagherebbe una parte del debito. Infine, per evitare tracolli e oscillazioni troppo violente della moneta, è probabile anche che si arrivi a un blocco dei capitali. Vuol dire, ad esempio, che per andare all’estero si avranno i soldi contati.

Inflazione e interessi alle stelle 
Il fallimento del debito pubblico farebbe schizzare gli interessi alle stelle facendoci velocemente dimenticare questi 13 anni di moneta unica con tassi ai minimi. Per riconquistare la fiducia dei mercati l’onere sui prestiti di ogni tipo balzerebbe, nello scenario Ubs meno pessimista, di ben 7 punti rispetto al livello attuale. Le banche rischierebbero così di paralizzarsi o addirittura di fallire - anche a causa del «bank running», delle corse a ritirare i soldi dai conti e dai depositi che è uno scenario tipico, in questi casi. Allora, chiosa la banca d’affari svizzera, si potrebbe arrivare al totale congelamento del credito. Anche l’inflazione schizzerebbe a livelli inauditi, nel caso di uscita dell’euro e sarebbe aggravata dalla particolare struttura della nostra bilancia commerciale, cioè della differenza che c’è tra entrate e uscite. Siccome in Italia siamo costretti a importare molto e per di più beni insostituibili come l’energia, i prezzi si infiammerebbero ancora di più. Un altro elemento che si mangerebbe pensioni e salari.

L’apnea delle banche 
Un dilemma simile a quello per il debito si aprirebbe per i conti o i depositi in euro: convertirli o no? Prima che si arrivi a sciogliere questo dilemma è molto probabile che gli istituti di credito vengano presi d’assalto facendo collassare il sistema. Ma in ogni caso anche qui la mannaia sarebbe comunque la pesante svalutazione rispetto all’euro. Complessivamente, una scelta così drastica come quella di abbandonare l’euro costerebbe a ogni cittadino italiano, secondo Ubs, inizialmente tra 9.500-11.500 euro all’anno. Passata l’emergenza, il costo rimarrebbe comunque alto, tra 3-4000 euro all’anno.

venerdì 2 dicembre 2011

Azionario Europa: rialzo settimanale record in tre anni

Milano - Le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel galvanizzano i mercati e riducono ulteriormente la tensione sui titoli di stato europei, tanto che lo spread tra Italia e Germania a dieci anni testa il minimo in un mese, attestandosi a quota 426 punti. Prosegue anche il ribasso dei rendimenti decennali, che scendono al 6,4%. In calo anche lo spread Spagna-Germania, a 333 punti, mentre quello Francia-Germania, ieri crollato dopo l'asta positiva fino a -22%, risale e riagguanta quota 100 punti, (+9%, a 101 punti).

In forte rialzo i listini europei: Piazza Affari assiste a un balzo del 2,43% del Ftse Mib, che supera alle 12.30 ora italiana quota 15.600 punti. In un listino quasi tutto tinto di verde, si mettono in evidenza i balzi di Unicredit +3,18%, Intesa SanPaolo +4,59%, MPS +4,86%, Banco Popolare +3,12%. Forti acquisti ancora su Fondiaria-Sai, che balza più dell'11, come ieri. Buy anche su Mediolanum +3,61%, Fiat +4,56%, Tenaris +3,74%. 

Bene anche le altre piazze finanziarie europee: Londra +1,45%, Francoforte +1,61%, Parigi +1,70%, Madrid +1,70%. Il listino del paese iberico è tra i migliori nonostante la pubblicazione del rapporto sulla disoccupazione, che nel terzo trimestre è balzata al 21,52%, al record degli ultimi 15 anni..

Il discorso della Merkel è stato a toni chiaro-scuri: la cancelliera ha affermato che potrebbero volerci anni per risolvere la crisi dei debiti sovrani in Europa, ma ha anche rassicurato sul fatto che l'Europa è sul punto di realizzare l'unione fiscale. Certo, la leader tedesca ha ribadito i suoi no all'eurobond e all'ampliamento dei poteri della Bce, ma ora i mercati scommettono sull'arrivo di misure concrete in occasione del prossimo meeting del Consiglio europeo, in calendario la prossima settimana. 

Tra i market mover della giornata il rapporto sull'occupazione Usa, che sarà reso noto alle 14.30 ora italiana. 

Intanto l'azionario europeo si appresta a concludere la settimana all'insegna degli acquisti. L'indice Stoxx Europe 600 ha segnato infatti il rally più sostenuto dal novembre del 2008, su base settimanale. Negli ultimi cinque giorni di contrattazione, lo Stoxx 600 è salito del 9,1%, sulla scia dell'azione coordinata annunciata dalle banche centrali europei e anche per la decisione della Cina di ridurre il coefficiente di riserva obbligatoria per le banche. 

mercoledì 30 novembre 2011

Wall Street vola del 3% dopo intervento shock liquidita'

New York - Avvio in netto rialzo per la borsa americana, nonostante l’ultima nota di S&P concentri l’attenzione e le vendite sui titoli bancari. I tre principali indici di Wall Street fanno un balzo di almeno il 3%.

A innescare una corsa agli acquisti e' stata l'operazione coordinata annunciata dalle banche centrali, che prevede interventi congiunti a sostegno della liquidità del sistema finanziario globale. Intanto People's Bank of China (PBC), la banca centrale della Cina, ha deciso di abbassare di 50 punti base il coefficiente delle riserve richieste alle banche. L'indice della volatilita' Vix e' cosi' sceso a quota 27,67.

Le piazze finanziarie europee avanzano per il quarto giorno di seguito e l'euro rimbalza dopo che le banche centrali hanno stabilito che renderanno disponibili ulteriori finanziamenti alle banche. Sugli altri mercati, per la prima volta rendimenti dei titoli tedeschi a 1 anno sotto lo zero. Balzo dell'euro, dollaro ai minimi di seduta. Giu' i Treasurie e i bond italiani. 

In ambito macroeconomico degli Stati Uniti, le aziende continuano ad assumere: creati 206 mila posti nell'ultimo mese. Le attese erano per una cifra pari a 125 mila. Il guadagno stimato nell'occupazione da settembre a ottobre e' stato rivisto in rialzo a 130 mila dai 110 mila riportati in precedenza. 

Nel terzo trimestre la produttivita' e' salita del 2,3% mentre il costo del lavoro e' sceso del 2,5%. L'indice PMI di Chicago e' salito a sopresa, attestandosi a quota 62,6. Molto meglio del previsto anche le vendite di case con contratti in corso: +10,4% in settembre. Alle 16:30 verranno rese note le scorte di petrolio settimanali.
L'andamento mese per mese dell'indice PMI di Chicago.

In rialzo i rendimenti dei titoli a 10 anni dell'Italia, di 6 punti base al 7,29%. Rendimenti dei titoli a 1 anno della Germania in calo di 12 punti base, sotto lo zero.

Sul fronte valutario, l'euro nei confronti del dollaro è ai massimi di seduta a quota $1,35 (+1,4%). Quanto ai Treasuries, i prezzi sono in netto calo, con i rendimenti dei decennali che guadagnano 9,1 punti base al 2,08%.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio positivi (+1,69%), a quota $101,48 al barile. Balzo anche delle quotazioni dell'oro: +1,63% a $1,747 l'oncia.

venerdì 25 novembre 2011

Asta: allarme rosso, tasso a 2 anni al 7,95%


da: wallstreetitalia
Roma - Il Tesoro italiano ha collocato 10 miliardi di euro di titoli di stato a sei mesi e due anni, assistendo a un esito disastroso, fatto di calo dell'interesse da parte degli investitori istituzionali e rendimenti a valori record.

I tassi dei bond a 183 giorni sono volati infatti al 6,504%, ovvero al massimo degli ultimi 14 anni e a un valore quasi doppio rispetto al 3,535% dell'asta precedente. 

Emessi anche i Ctz a due anni, il cui tasso si è avvicinato alla soglia dell'8%, attestandosi al 7,95%, anche in questo caso in deciso incremento, visto che nell'ultima asta il rendimento si era attestato al 4,62%: fattore di per sè gravissimo, visto che un passo dalla soglia dell'8% è un segnale di allarme rosso per la sostenibilità dell'Italia. 

Anche i più ottimisti, come il neo governatore di Bankitalia Ignazio VIsco, hanno affermato infatti che l'Italia reggerà a rendimenti alti a meno che non superino l'8%. E ormai ci siamo quasi. 

Sul fronte della domanda, il rapporto bid to cover per i titoli a sei mesi è stato pari a 1,47, in ribasso rispetto al rapporto 1,57 del precedente collocamento; il bid to cover dei Ctz è calato anch'esso, attestandosi a 1,59, contro il 2,01 precedente.

giovedì 24 novembre 2011

Crisi euro, Ermotti (UBS): ormai non esiste piu' debito veramente sicuro

New York - Ormai con l'intensificarsi della crisi del debito sovrano, nell'area euro non si possono piu' considerare privi di rischio nemmeno i bond tedeschi. Lo sostiene l'amministratore delegato di UBS AG, Sergio Ermotti, secondo cui solo i bond governativi svizzeri comportano un rischio pari allo zero.

Una chiara dimostrazione il mercato la ha avuta ieri, quando l'asta di titoli di stato decennali tedeschi ha dato un esito disastroso. Il 35% dei bund decennali e' rimasto invenduto: per il Tesoro e' stato un mezzo flop, mentre per gi analisti e' la prova che le difficolta' ormai riguardano da vicino anche il cuore dell'Eurozona. 

Le banche stanno cercando di liberarsi dai bond europei in portafoglio, dopoi che le autorita' politiche le hanno convinte ad aumentare le riserve di capitale e ristrutturare il credito greco detenuto.

L'European Banking Authority chiedera' agli istituti di credito di innalzare i livelli di capitale di 106 miliardi di euro dopo aver condotto gli stress test. 

Secondo il 51enne manager Ermotti, tuttavia, tali esami sono "un'ipocrisia de facto". "Ci dicono che i bond governativi sono ancora sicuri, ma negli stress test chiederemo alla gente di accettare una svalutazione del credtio, il che significa che non esistono piu' asset a rischio zero nell'Eurozona".

La settimana scorsa UBS, che non verra' sottoposta agli stress test, ha annunciato che avrebbe "rispettato senza problemi" i requisiti dell'EBA, che prevedono un Tier 1 core di capitale di almeno il 9% entro meta' 2012.

La maggiore banca svizzera ha ridotto l'esposizione al debito italiano, belga, spagnolo, greco, portoghese, irlandese e islandese. L'aver tenuto bassi i livelli di debito sovrano a rischio insolvibilita' e' uno dei segreti degli istituti elvetici. Nel terzo quarto ammontava nel complesso a 1,34 miliardi di franchi ($1,46 miliardi).

martedì 1 novembre 2011

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Spread Btp-Bund, record storico: 4,59% Borse Europee ko, Milano a picco -6,80%


La Bce acquista titoli di Stato italiani e spagnoli, ma non basta. Wall Street in flessione. Euro in calo sul dollaro


MILANO - Giornata critica per i mercati finanziari europei che per tutta le giornata sono andati in caduta libera (alla fine Piazza Affari chiuderà con una perdita del 6,80%, la peggiore seduta dal crac Lehmann nel 2008, pari a 22 miliardi di euro bruciati) e, soprattutto, per i nostri Btp. Tensioni che si sono riverberate anche sull'altra sponda dell'Atlantico, dove all'apertura di Wall Street il Dow Jones sfiora il -2% e il Nasdaq il -3% per poi attestarsi al momento rispettivamente a -1,48% e -1,83%. In Europa balzo immediato, in avvio di seduta, dello spread fra il Btp italiano e il Bund tedesco che schizza fino a 459 punti rispetto ai 407 punti della chiusura di lunedì (ben oltre il record di 416 punti base toccato il 5 agosto scorso). Mai la differenza di rendimento tra i titoli italiani a dieci anni e quelli tedeschi è stata così alta. I Btp decennali rendono così il 6,33% e si avvicinano a rapidi passi a quella soglia del 6,50%-7% che viene ritenuta dagli esperti un livello di non ritorno per la sostenibilità del debito che aprirebbe drammatici scenari di tipo greco. Materialmente significa che in base alle dinamiche di domanda e offerta, per trovare acquirenti i Btp devono offrire oltre 4,59 punti percentuali di rendimento in più, rispetto alle emissioni tedesche, come maggiorazione sul premio di rischio. Con il Btp decennale sono sotto pressione anche i titoli del Tesoro a due e a cinque anni, che segnano nuovi record storici. Il rendimento del biennale schizza al 5,67% sul mercato secondario (lo spread con l'equivalente tedesco ha toccato i 515 punti base) mentre quello del quinquennale vola al 6,28%. In quest'ultimo caso lo spread col bund a cinque anni si allarga a 532 punti base. La Bce risponde acquistando titoli di Stato italiani e spagnoli, ma la mossa ha prodotto effetti straordinari sui titoli italiani. In chiusura spread Btp-Bund a quota 451 punti base, a meno di 200 punti dallo spread tra i titoli irlandesi e quelli tedeschi. L'ampliamento del differenziale tra Btp decennali italiani e Bund tedeschi ha un impatto non indifferente sui conti pubblici. Lo spread intorno ai 400 punti, secondo alcuni calcoli, significa un aumento pari a circa 4-5 miliardi di euro l'anno della spesa per interessi. Sul fronte politico il presidente Silvio Berlusconi, del quale in tanti chiedono le dimissioni, lunedì affermava che questa tempesta non dipende da lui.
LE PIAZZE EUROPEE - Piazza Affari, che lunedì ha lasciato sul terreno quasi il 4%, va subito a picco già in apertura di seduta. Il Ftse Mib. dopo essere precipitato fino a -7,23% è risalito un po', ma alla fine chiude a -6,80%, facendo segnare la peggior performance in Europa. Sospesi a lungo i titoli delle due principali banche italiane: Unicredit e Intesa Sanpaolo. Alla ripresa delle contrattazioni Intesa SanPaolo faceva segnare -15,65%, seguita da Unicredit, che cedeva il 12,44%. Per loro alla fine è stata la peggiore seduta di sempre. Avvio in rosso anche per le altre principali borse europee e poi ulteriore flessione (Francoforte chiude a -5,%, Parigi a -5,38%, Londra a -2,21%, in tutta Europa bruciati 219 miliardi di euro) sulla scia dei rinnovati timori per la crisi del debito in Europa alimentati soprattutto dall'annuncio che la Grecia sottoporrà a referendum l'ultimo piano di salvataggio. Ciò potrebbe portare a elezioni anticipate se i greci dovessero respingere il pacchetto di austerità e gli investitori temono che il movimento potrebbe causare un default incontrollato. Ciò sarebbe più dannoso al sistema euro della svalutazione volontaria del 50% che è attualmente sul tavolo. I mercati temono che la decisione possa minare gli sforzi europei per fermare il contagio della crisi, compreso il piano di ricapitalizzazione delle banche e il piano di leva finanziaria dell'Efsf per aumentarne la potenza. Inoltre alcuni osservano che sembra crescere la speculazione che un esito negativo del referendum potrebbe segnare l'inizio dell'uscita della grecia dall'Emu. La Borsa di Atene dopo che il Primo ministro Georges Papandreou ha annunciato che l'accordo europeo sul debito greco verrà sottoposto a referendum popolare è arrivata a cedere oltre l'8% per poi chiudere a -6,92%.
CALO RECORD - Piazza Affari non registrava perdite così pesanti dall'ottobre del 2008, nel pieno della crisi dei mutui subprime. Nella cronistoria delle peggior performance registrate, a partire dal 1997, dal principale indice della Borsa di Milano, sono soltanto tre i risultati peggiori: il 10 ottobre di tre anni fa (-7,14%); l'11 settembre 2001 (-7,57%), giorno degli attentati alle Torri gemelle e al Pentagono, e il 6 ottobre 2008 (-8,24%). Nel 2011, il record negativo finora era stato il 10 agosto, quando il Ftse MIB aveva chiuso a -6,65%.
EURO- Intanto anche l'euro è in calo sotto quota 1,38 dollari. La moneta unica passa di mano in Europa a 1,3647 dollari (contro la quotazione Bce di lunedì a 1,4001 dollari) e a 107,60 yen.
IL MESSAGGIO - Il ko della Borsa e la tensione sui titoli di Stato provocano un nuovo appello delle imprese al governo. Abi, Alleanza delle cooperative, Ania, Confindustria, e Rete imprese Italia si rivolgono così al presidente del Consiglio: «Verifichi se ci sono le condizioni per assumere immediatamente le misure che sono necessarie», o «tragga altrimenti le conseguenze e lo faccia rapidamente nell'interesse dell'Italia».
TREMONTI - Successivamente il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha convocato per mercoledi' alle ore 15, nella sede del ministero dell'Economia il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria.

giovedì 27 ottobre 2011

Borsa Milano, potente rally: +5,0%. Volano le banche

da: wallstreetitalia.com

Milano - Dopo i continui stop and go successivi ai dubbi sulla risoluzione della crisi greca, le borse europee possono festeggiare nel post summit Ue. 

Consistenti i rialzi di tutte le piazze finanziarie del continente. Alle 14 circa Ftse Mib avanza del 4,51%, Londra guadagna il 2,5%, Parigi il 4,8%, Francoforte il 4,38%, Madrid +4,5%. Il raggiungimento dell'intesa dopo una maratona di ore di trattative e discussioni fa bene anche all'euro, salito sopra $1,40 sul biglietto verde. 

A livello settoriale i bancari sono i piu' gettonati. Deutsche Bank fa +15%, Societe Generale oltre +15%, Credit Agricole: +22,5%, BNP Paribas: +19%, Intesa +7,8%, Unicredit +7,83%, Monte dei Paschi +4,73%. 

In Italia si smorza la tensione sul mercato dei titoli di stato, come dimostra lo spread Italia-Germania, che scende a 358 punti base; in calo anche i rendimenti dei BTP a dieci anni, al 5,766%. 

A tal proposito a Bruxelles si è parlato anche del caso Italia. I leader Ue hanno dichiarato di "apprezzare il piano di crescita avanzato dall’Italia, attraverso riforme strutturali e di consolidamento delle finanze". Ma la lettera di intenti non e' sufficiente ad accontentare gli analisti e le autorita' europee. Per questo, l'esecutivo ha due mesi di tempo per rendere operative le promesse contenute nella lettera.

Un paio di misure in particolare lascia aperti punti interrogativi. L'innalzamento dell’eta’ pensionabile a 67 anni entro il 2026 era una misura gia’ presente nella manovra antecedente, la finanziaria bis. L’abolizione delle province e’ invece gia’ stata bocciata a luglio con un voto decisivo del Pdl e la famosa e criticata scelta di astenersi del PD. Berlusconi, in pratica, cerca di vendere un provvedimento sul quale il suo stesso partito e maggioranza erano contrari pochi mesi fa. 

Sui licenziamenti e la flessibilita' del lavoro, invece, il ragionamento e' il seguente: facilitare la recissione dei contratti a tempo indeterminato "per motivi economici", salvaguardando invece la tutela assoluta contro quelli discriminatori, con l'obiettivo di aumentare le assunzioni. In tempi di crisi, tuttavia, e’ un ingranaggio che rischia di incepparsi o forse non partire proprio. Le aziende che negli ultimi tempi hanno apportato tagli al personale, lo hanno fatto per ridurre i costi, non per ringiovanire l’organico.

Come se non bastasse, nonostante l'accordo tra Lega e Pdl sulle pensioni, sussistono divisioni all'interno della maggioranza. Il ministro dell'Economia non ha nemmeno letto la versione finale della lettera, bensi’ solo la bozza scritta la sera prima.

Intanto oggi il Tesoro ha collocato €750 milioni di euro di BTPei,, ovvero di bond indicizzati all'inflazione, con scadenza a settembre del 2021. L'emissione ha messo in evidenza un rialzo dei rendimenti rispetto all'asta precedente, a fronte di una domanda che si è mostrata comunque molto solida. 

Tornando al clima di euforia presente in Europa, questo si spiega per l'appunto con le decisioni prese durante l'incontro dei capi di governo che si sono riuniti a Bruxelles: i leader hanno deciso, tra le altre cose: la svalutazione, pari al 50%, dei titoli di debito greci detenuti dalle banche, che permetteranno alla Grecia di ridurre il rapporto debito/Pil dal 160% attuale al 120% nel 2020; l'erogazione di nuovi aiuti al paese ellenico entro il 2012; l'ampliamento del Fondo salva-stati fino a €1 trilione; e la ricapitalizzazione delle banche. Forti buy anche sulle altre borse: Londra +2,18%, Francoforte +3,82%, Parigi +4,15% e Madrid +3,06%. 

Sul Ftse Mib brillano banche e finanziari: Unicredit +7%, Intesa SanPaolo +6,9%, Mediolanum +7,64%, Azimut Holding +5,77%, MPS +4,22%, Banco Popolare +4,28%. Molto bene anche le quotazioni del colosso assicurativo Generali +5,80%. In rialzo i titoli del Lingotto: Fiat +3,69%, Fiat Industrial +4,74%, Exor +5,06%; e Eni sale del 2,6% dopo la pubblicazione dei suoi risultati di bilancio

Sul fronte valutario, l'euro accoglie con entusiasmo la notizia sull'accordo raggiunto in Europa e supera quota $1,40, puntando su nuove resistenze. Al momento il rapporto di cambio è in crescita dello 0,81%, a $1,4006. La moneta unica rimane piatta nei confronti del franco svizzero a CHF 1,2258, mentre avanza contro lo yen dello 0,20%, a JPY 106,14.

Riguardo alle commodities, anche i futures sul petrolio reagiscono positivamente alle notizie europee e alla pubblicazione del Pil americano volando più del 3%, a $92,95 al barile, mentre le quotazioni dell'oro sono in calo dello 0,29%, a $1.718,50. 

Summit Ue: €1 trilione per salvare l'euro. Italia rimandata a dicembre

DA: wallstreetitalia.com
Roma - I leader europei raggiungono un accordo con banche private e assicuratori (TESTO SOTTO). Le perdite sui bond greci detenuti saranno dunque del 50%. Lo scopo è quello di aiutare il paese ad alleggerire la pressione del debito e cercare dunque di contenere la crisi che ormai da due anni colpisce la regione.

LA LETTERA COMPLETA SUGLI ESITI DEL SUMMIT

Accordo raggiunto dopo più di 8 ore di trattative intense, alla quale hanno partecipato banchieri, capi di stato, governatori di banche centrali e il Fondo monetario internazionale. Accettando delle perdite del 50% il debito della Grecia si ridurrà di €100 miliardi, portando dunque il rapporto debito/Pil dal 160% attuale al 120% nel 2020.

La Grecia dovrebbe ora avere a disposizione un nuovopacchetto di aiuti entro il 2012. Il valore dovrebbe raggiungere €130 miliardi, secondo quanto dichiarato da una fonte europea, oltre i €109 miliardi precedentemente concordati a luglio.

"Se riusciremo ad implementare velocemente le riforme, (il ritorno al mercato) non sarà nel 2021, ma molto prima", ha detto il Primo ministro della Grecia George Papandreou. In un report sulla sostenibilità del debito ellenico negli inizi di ottobre, il Fondo monetario internazionale aveva dichiarato che il paese non sarebbe stato capace di vendere bond ad investitori privati per almeno 10 anni.

Oltre agli accordi sulla partecipazione del settore privato alla Grecia, è stata raggiunta l’intesa anche sul fondo "salva-stati", l’European Financial Stability Facility (EFSF). Dei €290 miliardi a disposizione (togliendo ai €440 miliardi i fondi già utilizzati per aiutare Irlanda, Portogallo e Grecia), circa €250-€270 miliardi subiranno un leverage di 4-5 volte, portando dunque la potenza di fuoco a €1 trilione.

I leader Ue credono che tale somma sarà sufficiente per contrastare i timori anche su Spagna e Italia, rispettivamente la quarta e la terza più grande economia della regione.

Riguardo l'Italia, dal summit Ue dicono di "apprezzare il piano di crescita avanzato dall’Italia, attraverso riforme strutturale e di consolidamento delle finanze".

Apprezzati anche gli sforzi sulla riduzione del debito: "lodiamo l’impegno di raggiungere la parità di bilancio entro il 2013 e un surplus nel 2014, portando dunque il rapporto debito/Pil al 113% nel 2014, così come l’introduzione di una regola nella costituzione entro metà 2012".

"Notiamo degli sforzi da parte dell’Italia per riformare la legge sul lavoro e in particolar modo sulle regole e procedure di licenziamento, e di rivedere il sistema di benefit ai disoccupati, attualmente fragmentato, entro la fine del 2011, tenendo conto dei limiti di bilancio".

"Prendiamo nota del piano per aumentare l’età pensionabile a 67 anni entro il 2026 e consigliamo di definire entro fine anno il processo per raggiungere quest’obiettivo".

A seguito della notizia positiva sui negoziati, l’euro è tornato ad apprezzarsi contro il dollaro americano, al momento registrando un balzo dello 0,61% a $1,3967. Moneta unica su anche contro gli altri principali rapporti di cambio, tra i quali yen giapponese, franco svizzero e sterlina inglese.

I RISULTATI DEL SUMMIT

Main results of Euro Summit

The euro is at the core of our European project of peace, stability and prosperity.

We agreed today on a comprehensive set of measures to restore confidence and address the current tensions in financial markets. These measures reflect our unwavering determination to overcome together the current difficulties and to take all the necessary steps toward a deeper economic union commensurate with our monetary union.

Today we agreed on the following:

1. An agreement that should secure the decline of the Greek debt to GDP ratio with an objective of reaching 120% by 2020. Euro area Member States will contribute to the PSI package up to 30 bn euro. The nominal discount will be 50% on notional Greek debt held by private investors. A new EU-IMF multiannual programme financing up to 100 bn euro will be put in place by the end of the year. It will be accompanied by a strengthening of the mechanisms for the monitoring of implementation of the reforms.

2. The significant optimisation of the resources of the EFSF, without extending the guarantees underpinning the facility. The options agreed will allow the EFSF resources to be leveraged.

The leverage effect of both options will vary, depending on their specific features and market conditions, but could be up to 4 or 5, which is expected to yield around 1 trillion euro (around 1.4 trillion dollars). We call on the Eurogroup to finalize the terms and conditions for the implementation of these modalities in November. In addition, further cooperation with the IMF will be sought to further enhance the EFSF resources.

3. A comprehensive set of measures to raise confidence in the banking sector by (i) facilitating access to term-funding through a coordinated approach at EU level and (ii) the increase in the capital position of banks to 9% of Core Tier 1 by the end of June 2012. National supervisors must ensure that banks' recapitalisation plans do not lead to excess deleveraging.

4. An unequivocal commitment to ensure fiscal discipline and accelerate structural reforms for growth and employment. Particular efforts are being deployed by Spain. New strong commitments on structural reforms have been made by Italy. Portugal and Ireland will continue their reform programmes with the support of our crisis mechanisms.

5. A significant strengthening of economic and fiscal coordination and surveillance. A set of very specific measures, going beyond and above the recently adopted package on economic governance, will be put in place.

6. Ten measures to improve the governance of the Euro area.

7. A mandate to the President of the European Council, in close collaboration with the President of the Commission and the President of the Eurogroup, to identify possible steps to strengthen the economic union, including exploring the possibility of limited Treaty changes. An interim report will be presented in December 2011. A report on how to implement the agreed measures will be finalised by March 2012.

lunedì 24 ottobre 2011

Merkel e Sarkozy ridono di Berlusconi ma avvertono: «Italia attenta a non finire come la Grecia»

da: wallstreetitalia.com

Dopo i messaggi a mezzo stampa sono arrivate le richieste faccia a faccia. Al summit europeo convocato per proteggere la zona euro da una ulteriore drammatizzazione della crisi dei debiti sovrani, l'Italia è infatti stata sollecitata da Francia e Germania a introdurre le riforme economiche necessarie per evitare uno scenario simile a quello della Grecia, sull'orlo di un default. «Io e la cancelliera Merkel abbiamo incontrato Berlusconi e Papandreou per ricordargli le responsabilità che hanno e le decisioni che devono prendere» ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy nella conferenza stampa. «Abbiamo avuto un conversazione con il capo del governo di questo grande Paese, l'Italia, (ovvero) con il nostro interlocutore, e ovviamente noi abbiamo fiducia in lui»: detto la Merkel riferendosi a Berlusconi e rispondendo alla domanda di una cronista che le chiedeva se si fida del presidente del Consiglio. 
ULTIMATUM - Dare rassicurazioni ai mercati e agli stati membri «entro mercoledi»: questo il lavoro che «faremo insieme all'Italia» ha detto il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy nella conferenza stampa conclusiva del vertice Ue. «All'Italia chiediamo uno sforzo che sembra pronta a compiere», ha detto. «All'Italia abbiamo ricordato che è importante fare tutto il necessario per mostrare senso di responsabilità, prendendo provvedimenti sia sul fronte del debito che su quello della crescita», ha detto. «'Abbiamo chiesto all'Italia rassicurazioni» sul fatto che «le coraggiose misure intraprese vengano attuate tempestivamente», ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. 

OBIETTIVO - L'obiettivo minimo dei leader Ue è di raggiungere entro mercoledì un accordo sulla Grecia che renda sostenibile per Atene l'onere sul debito. Sul tavolo anche il rafforzamento patrimoniale delle banche europee, il miglioramento della governance dell'area euro (che non si dovrebbe limitare alla nascita di Mister euro) e il rafforzamento del patrimonio a disposizione del fondo di salvataggio EFSF per evitare che il contagio si estenda agli Stati più grandi. 

ITALIA - Ma prima di tutto per il direttorio europeo franco-tedesco è necessario che ognuno faccia la sua parte. Quindi, prima dell'inizio dei lavori dei 27 leader, il Cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno incontrato il premier Silvio Berlusconi. Fonti diplomatiche riferiscono che Berlino e Parigi hanno voluto esercitare la massima pressione su Roma perchè metta a punto le riforme del mercato del lavoro e delle pensioni da tempo indicate come la strada maestra per aumentare il potenziale di crescita del Paese e rassicurare gli investitori sulla capacità dell'Italia di rimborsare il proprio debito, in rapporto al Pil secondo solo alla Grecia. Una fonte del governo tedesco ha detto che Merkel e Sarkozy hanno sottolineato «l'impellente necessità di passi concreti e credibili negli Stati della zona euro», senza i quali qualunque misura intrapresa a livello collettivo sarebbe insufficiente. Sabato la Merkel aveva lanciato un avvertimento all'Italia dicendo che se il debito italiano resta al 120% del Prodotto interno lordo «non avrà più importanza l'altezza del muro protettivo che riusciremo a costruire: i mercati non ridaranno fiducia all'area dell'euro». 

PRESTITO - I ministri delle Finanze hanno concordato un prestito salvagente da 8 miliardi di euro in favore della Grecia e si sono impegnati a ottenere dai detentori privati di bond greci la disponibilità a sostenere perdite superiori a quelle prospettate finora. La questione chiave è come rendere sostenibile per la Grecia il costo del suo debito e come rafforzare il fondo di salvataggio della zona euro per proteggere Italia e Spagna, rispettivamente la terza e quarta economia dell'area, dalle turbolenze dei mercati che hanno costretto Grecia, Irlanda e Portogallo a ricorrere ai piani di salvataggio targati Ue e Fondo monetario internazionale. 

DEBITO GRECO - I mercati temono che il debito greco, che quest'anno dovrebbe raggiungere il 160% del Pil, debba essere ristrutturato, ma gli investitori non sanno ancora l'entità delle perdite che dovrebbero sostenere. Uno studio sulla sostenibilità del debito messo a punto dalle banche internazionali mostra che il debito della Grecia sarebbe gestibile nel lungo periodo solo se gli investitori privati si assumessero perdite comprese tra il 50 e il 60%. Si tratta di percentuali ben superiori al 21% concordato con gli investitori il 21 luglio e ci si chiede se possano essere sostenute in modo volontario o solo attraverso un default che innescherebbe nuove e più ampie reazioni dei mercati. Funzionari della zona euro osservano che adesso la recessione in Grecia è peggiore di quanto atteso, che il Paese è in ritardo con le privatizazioni e gli obiettivi di finanza pubblica e che le condizioni dei mercati negli ultimi tre mesi si sono deteriorate. Per avere risorse in grado di sostenere anche l'Italia e la Spagna, in caso di necessità, la zona euro mira ad aumentare le munizioni a disposizione del fondo di salvataggio, l'European Financial Stability Facility da 440 miliardi di euro. Ma le opinioni pubbliche in molti paesi contestano i piani di austerity e ulteriori impegni finanziari in favore dell'Efsf potrebbero portare a un declassamento dei giudizi sulla solvibilità di alcuni paesi, peggiorando la crisi. 

FONDO SALVASTATI - L'argomento più controverso sul tavolo è, probabilmente, come aumentare il potenziale del fondo senza far ricorso a denaro cash. La Francia e molti altri paesi vedrebbero con favore la trasformazione del fondo in una banca in grado di accedere ai finanziamenti illimitati della Bce. Ma contro questa ipotesi si sono schierate la Germania e la stessa Bce. La soluzione più probabile verso la quale i paesi Ue sembrano indirizzarsi è che l'Efsf garantisca una percentuale del nuovo debito di Spagna e Italia in modo da migliorare il sentiment degli investitori verso i due paesi. Una misura di questo tipo potrebbe aiutare a creare un argine attorno a Grecia, Irlanda e Portogallo, ma secondo alcuni analisti potrebbe anche sortire effetti perversi come creare un mercato dei bond parallelo e allentare la pressione sull'Italia perchè metta in campo misure politicamente impopolari per tagliare il debito. Un'altra possibilità di cui si discute è creare un veicolo speciale che consenta ai paesi non euro e ai fondi sovrani di investire in titoli di stato europei. Non sono però pochi all'interno dell'Ue a non vedere di buon occhio l'ingresso della Cina nella stanza dei bottoni della zona euro. 

BANCHE - Se però le banche europee non verranno ricapitalizzate per far fronte a nuove potenziali perdite sui loro portafogli i titoli di stato dei Paesi della zona euro potrebbero avere difficoltà a finanziarsi e quindi ci sarebbe il rischio di un «credit crunch» finora evitato dall'aumento della liquidità deciso dalla Bce. Sabato, l'Autorità bancaria europea (Eba) ha detto ai ministri delle Finanze dell'Ue che se tutti gli asset bancari di questo tipo fossero valutati ai prezzi di mercato, gli istituti di credito europei avrebbero bisogno di 100-110 miliardi di nuovo capitale per raggiungere il 9% di Core Tier 1, ha riferito una fonte Ue vicina alla situazione. I ministri hanno deciso, inoltre, di concedere tempo alle banche fino al giugno 2012 per centrare i nuovi requisiti patrimoniali, prima utilizzando i fondi propri o quelli di investitori privati, e in caso questo non fosse possibile, usando denaro pubblico o, come ultima risorsa, l'Efsf. Italia, Spagna e Portogallo non sorridono all'idea che alle loro banche venga chiesto questo ulteriore impegno finanziario. I leader Ue discuteranno la questione domenica ma la fonte ha detto che difficilmente verrà indicata una cifra per l'ammontare del nuovo capitale richiesto.

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BRUXELLES - "Troppo sicuro di sé", aveva anticipato una fonte prima del Cosiglio europeo, parlando di Silvio Berlusconi. E i moniti sono arrivati alla fine da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, nella conferenza stampa congiunta. Parole pesanti che richiamano il premier ai suoi doveri. Un clima di attesa che domani subirà il giudizio dei mercati. 

"Abbiamo incontrato Papandreu e Berlusconi e abbiamo ricordato loro le responsabilità che hanno tutti i paesi in questo periodo di crisi", ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso della conferenza stampa congiunta con la cancelliera tedesca Angela Merkel, al termine della riunione del consiglio europeo. I giornalisti hanno chiesto ai due leader se avessero fiducia nel premier italiano. La Merkel, leggermente imbarazzata, ha risposto timidamente sì, ma subito dopo ha incrociato lo sguardo eloquente di Sarkozy ed entrambi sono scoppiati a ridere. E' stato il presidente francese a spiegare: "Abbiamo fiducia nell'insieme delle autorità italiane, nelle istituzioni politiche, economiche e finanziarie del paese".

E la Merkel ha poi aggiunto: "All'Italia servono misure per la crescita e per la riduzione del debito". In ogni caso la Merkel ha dato fiducia a Berlusconi: "Abbiamo fiducia nel presidente del Consiglio Silvio Berlusconi". Comunque, il passaggio cruciale potrebbe avvenire nella riunione di mercoledì prossimo, in cui si attendono decisioni per il Fondi salva-Stati 
e per la ricapitalizzazione delle banche.

Al premier Silvio Berlusconi "Abbiamo chiesto rassicurazioni perchè l'Italia attui le misure che ha promesso", ha rincarato la dose il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, aggiungendo però che "Non si può paragonare la situazione dell'Italia a quella di altri Paesi, i fondamentali sono completamente differenti". 
"Abbiamo preparato non la riunione di stasera (dell'Eurozona, ndr), ma quella di mercoledì", ha riferito Van Rompuy, che stamattina, prima dell'inizio del vertice a Bruxelles, ha visto Berlusconi insieme col presidente della Commissione europea Jose Manuel Durao Barroso. "Abbiamo chiesto che ci rassicuri che le misure coraggiose che sono state prese, sul bilancio, la riforma del mercato del lavoro, della giustizia, le privatizzazioni, la lotta all'evasione fiscale, siano attuate in tempi rapidi".

Al premier "abbiamo chiesto più dettagli ed il calendario" di queste riforme, ha detto ancora il presidente del Consiglio europeo, rispondendo alle domande dei giornalisti se avesse ricevuto rassicurazioni nell'incontro di questa mattina. "Nei prossimi giorni, lavoreremo mano nella mano perchè gli altri membri dell'Ue e dell'eurozona siano rassicurati che l'Italia attuerà quello che ha promesso - ha insistito ancora Van Rompuy - Bisogna rassicurare gli investitori e gli altri Paesi membri, faremo questo lavoro insieme e io credo che (l'Italia) sia pronta a farlo".

Sul fronte bancario, all'interno del Consiglio europeo sono stati compiuti passi avanti anche sul fronte della ricapitalizzazione delle banche. "Su questo tema c'è una larga intesa", ha detto la Merkel nell'Ue. "I ministri finanziari sono stati in grado di mettersi d'accordo sulle basi delle proposte dell'Autorità bancaria europea. Tutto questo verrà adottato in un pacchetto onnicomprensivo ed è per questo che ci sarà anche un incontro dell'Ecofin mercoledì", ha aggiunto la Merkel.

venerdì 21 ottobre 2011

Lo spread BTp-Bund vola oltre quota 400


Da: "il sole 24 ore"
Una giornata, quella di ieri, divisa in due. Una prima parte, al di là del caso francese, nervosa ma tutto sommato in linea con le precedenti sedute. Poi, un secondo tempo dove l'ondata di vendite ha colpito con forza i titoli di stato, in particolare quelli dei paesi periferici di Eurolandia. Compreso il BTp decennale che ha visto lo spread con il Bund balzare poco oltre 400 punti base.
Ma andiamo con ordine. In mattinata, l'attenzione degli operatori era focalizzata su due importanti aste: quella dei governativi francesi e, a seguire, il collocamento dei titoli di stato spagnoli. In quel di Parigi, la vendita dei bond governativi ha contribuito a far crescere lo stress del mercato. Lo spread dell'Oat transalpino sul Bund è balzato a 119 punti base, cioè il valore più alto dal lontano 1992. In questo contesto il Tesoro francese ha collocato titoli per 4,2 miliardi, su scadenze a 2 e 5 anni, con rendimenti in rialzo: il saggio sul biennale è salito all'1,31% contro l'1,08 precedente; quello sui cinque anni è cresciuto al 2,31% (era all'1,8 per cento).
Gli animi però, successivamente, sono andati un po' rasserenandosi. Fors'anche aiutati dalle notizie arrivate da Madrid. L'asta spagnola (3,91 miliardi di euro in bond a 6, 8 e 10 anni) ha visto sì scendere la domanda che si è fermata a 1,76 volte l'importo offerto. Tuttavia, i rendimenti non sono saliti su tutte le scadenze. In particolare, l'interesse sul decennale è stato del 5,43%, cioè in ribasso dal 5,89% dell'asta precedente. Un risultato, in uno scenario difficile, da non buttare via. Tanto che gli investitori hanno allentato la pressione sulle vendite e gli spread con il governativo tedesco, anche grazie allo shopping della Bce, si sono chiusi: quello della Spagna è passato da 346 a 336 punti base mentre l'Italia è scesa al di sotto dei 382 basis points.
La «delusione» sull'Efsf
Fin qui, la prima parte. Il primo tempo della partita sul fronte dei debiti sovrani europei. A metà giornata, però, la situazione è cambiata. Il vento ha iniziato a girare. A partire da mezzogiorno, con precisione quasi chirurgica, il differenziale tra il «granitico» Bund e più deboli bond decennali francesi, spagnoli e italiani è andato allargandosi. Senza soluzione di continutà. Contestualmente, poi, sono iniziate le vendite sull'euro che è montaneamente scivolato rispetto al dollaro. E, a cascata, le Borse europee hanno iniziato ad accelerare verso il basso. Cosa era successo per determinare un simile scenario? L'enzima catalizzatore della «reazione» finanziaria, secondo molti operatori, può identificarsi in un soggetto ben preciso: il futuro nuovo fondo salva-Stati. Cioè, in quella parte della seduta il mercato ha fatto sua la convinzione che l'Efsf, in discussione nel vertice Ue di fine settimana, non dovrebbe prevedere né la «leva» né l'ipotesi di «bad bank». Vale a dire, i temi principali su cui gli operatori avevano speculato, e sperato, negli ultimi giorni.
A ben vedere, le anticipazioni sui documenti preparatori per il summit circolavano già da inizio mattina. Tuttavia, le conferme ufficiali sono arrivate proprio da mezzogiorno in poi. La conseguenza? Il mercato, intimorito anche dai rumors nel pomeriggio di uno slittamento del vertice, si è allontanato dal rischio (è stato «risk off»), tornando sui classici beni rifugio: in particolare l' «immarcescibile» Bund tedesco. Giocoforza, le quotazioni degli altri titoli di stato europei sono scese: il BTp a 10 anni, per esempio, ha raggiunto il rendimento del 6 per cento. Uno yield, indubbiamente, non da poco. L'attesa adesso, in Italia, è per la prossima settimana quando sono previsti importanti nuovi collocamenti del Tesoro.