martedì 28 febbraio 2012

Strategie di investimento - BOT e Conti di Deposito


Buonasera,

questa settimana volevo porre la Vostra attenzione su 2 articoli de "IlSole24Ore". Nel primo si evidenzia come, grazie sopratutto all'intervento della BCE di Mario Draghi il rendimento dei BOT semestrali è sceso al 1,2% mentre tre mesi fa lo stesso titolo era vicino al 6%.

Considerando che il rendimento dei conti di deposito solitamente segue a ruota quello dei BOT (se ricordate 2 anni fa con i BOT che rendevano vicino allo 0% non c'erano offerte di conti deposito, mentre negli ultimi mesi sono proliferate) mio personale parere mi aspetto una diminuzione dei tassi dei conti deposito in offerta. Questo mio punto di vista è confermato dal 2° articolo de "IlSole24Ore".

Banca Mediolanum ha posticipato il periodo di offerta del proprio conto deposito "InMediolanum" con vincoli a 12 mesi al tasso lordo del 4,25%, che equivale ad un interesse netto del 3,40% sino al 19 marzo.
Vi invito a contattarmi per cogliere questa opportunità o farla cogliere alle persone a voi vicine.









lunedì 27 febbraio 2012

Italia: banche assetate di liquidità Bce

da: WSI
Roma - L'operazione LTRO "siglerà la fine del sostegno sotto forma di liquidità assicurato al settore bancario italiano. Nella situazione post-LTRO, riteniamo che il mercato si concentrerà di nuovo sugli utili core e sulla redditività delle banche; e le banche italiane sonovulnerabili" sotto questo punto di vista. 

Parla così Paola Sabbione, analista presso Deutsche Bank, due giorni prima della seconda operazione LTRO, con cui la Banca centrale europea, così come ha fatto a dicembre, metterà a disposizione nuovi finanziamenti a favore delle banche e a tassi particolarmente bassi. Il tutto avverrà, come l'altra volta, attraverso un'asta. 

Secondo quanto riportato da Bloomberg, più di 60 tra banche locali e cooperative hanno emesso una somma superiore a 2,8 miliardi di euro sotto forma di titoli garantiti dallo stato; l'Italia ha approvato infatti a dicembre una misura che consente al Tesoro di garantire i titoli che vengono emessi dalle banche: questo, al fine di ottenere i prestiti dalla Bce. 

Anche per questa grande trepidazione, i tassi sui titoli italiani a breve scadenza hanno segnato oggi un forte calo. Certo, l'esito dell'asta dei Bot è stato confortante, in quanto ha messo in rilievo l'ennesimo calo dei rendimenti dei bond governativi a sei mesi e anche a 295 giorni.

Tuttavia, se il tasso a due anni è arrivato a scivolare fino al 2,693%, ovvero al minimo dall'aprile del 2011, è anche perchè il mercato sa che le banche italiane stanno per ricevere un altro aiuto sostanzioso da parte della Bce.

"Sospetto che questo mercato (dei bond italiani) stia anticipando una partecipazione significativa al LTRO (letteralmente long-term refinancing operation), e l'arrivo di fondi che saranno parcheggiati nella parte più vicina della curva italiana", commenta in una intervista a Reuters Richard McGuire, strategist di Rabobank

La scorsa settimana, un sondaggio di Bloomberg ha rivelato che le banche europee potrebbero arrivare a chiedere prestiti a due-tre anni per un valore complessivo di 470 miliardi di euro. Ma Reuters parla di una cifra che potrebbe salire fino a 492 miliardi. 

I buy sui titoli di stato a breve termine non solo italiani ma anche spagnoli si spiega proprio con le attese sulla partecipazione delle relative banche (di Italia e Spagna) alla seconda maxi iniezione di liquidità della Bce. 

I soldi erogati alle banche, infatti, verrebbero utilizzati sia per sostenere le finanze degli istituti, sia per fornire cash da destinare successivamente all'acquisto dei bond periferici. Non è un caso che i tassi italiani a due anni siano scesi di più del 3% dallo scorso 23 dicembre, rendendo tra l'altro la curva dei rendimenti dei bond italiani più ripida di più di 100 punti base. 

Alta è dunque la trepidazione per dopodomani, mercoledì 29 febbraio; Federico Ghizzoni, numero uno di Unicredit e Enrico Tommaso Cucchiani, amministratore delegato di Intesa SanPaolohanno già dichiarato agli inizi del mese che le loro banche parteciperanno all'imminente operazione. E anche Mediobanca ha reso noto che parteciperà all'asta Bce, chiedendo 4 miliardi di euro. 

COSA AVVERRA' NEL DOPO LTRO?
"Una ulteriore iniezione di liquidità a basso costo con la seconda operazione di LTRO potrebbe non essere sufficiente a sostenere il recente rally che ha interessato i mercati dei bond periferici dell'Eurozona", scrive oggi un articolo del Wall Street Journal, riportando le dichiarazioni di diversi analisti.

"Siamo scettici su un ulteriore duraturo impatto positivo sugli spread dei debiti sovrani, in questo momento", commenta Rainer Guntermann, strategist della divisione del reddito fisso presso Commerzbank. Che poi aggiunge di non prevedere un "balzo di rilievo negli asset rischiosi a meno che le richieste non superino in modo significativo le previsioni e si attestino, per esempio, oltre gli 800 miliardi di euro". 

Charles Diebel di Lloys Bank Corporate Markets, poi, pur stimando una forte domanda da parte delle banche nell'asta di dopodomani, compresa tra 500 e 700 miliardi di euro, sottolinea che esiste "qualche rischio di prese di beneficio" sui titoli di stato interessati.

venerdì 24 febbraio 2012

Colpo di grazia per Dexia: azzerato il capitale

da:WSI

Roma - Dopo aver perso l'accesso ai finanziamenti di breve periodo, Dexia paga anche l'azzeramento del capitale. La banca franco-belga che mantiene il controllo del 70% dell'istituto italiano Dexia Crediop torna a far parlare di sé, con la pubblicazione di un bilancio che, nel 2011, mette in evidenza una perdita record di 11,6 miliardi di euro.

La cifra fa impallidire i profitti di 723 milioni di euro riportati nel 2010, quando le vicende della banca non avevano ancora fatto tremare i mercati europei. Di fatto, le perdite subite durante l'esercizio, unite alle svalutazioni aggiuntive legate alla presenza nel portafoglio di titoli di stato greci e agli altri forti cali di altri bond governativi detenuti, hanno avuto l'effetto di cancellare il valore delle quote in mano agli azionisti. 

Questo, in una società ormai che di fatto non esiste più. Dexia ha ricevuto un prestito di emergenza del valore di 18,7 miliardi di euro dalle banche centrali alla fine dello scorso anno, e ha attinto anche a garanzie statali temporanee per un ammontare di 22 miliardi di euro. 

La banca ha ammesso che il suo futuro dipende dal sostegno del Belgio, della Francia e di Lussemburgo; il destino è anche legato alla eventuale approvazione da parte dell'Unione europea di un piano di ristrutturazione che avrebbe come oggetto più di 90 miliardi di euro di garanzie statali.

giovedì 23 febbraio 2012

Grecia: via a scambio di bond, pronti al peggio

da WSI
ew York - Come previsto il parlamento greco ha approvato le misure che prevedono uno scambio di bond, comprese le clausole di azione collettiva. Ora bisogna prepararsi al peggio.

L'intesa prevede un taglio del 53,5% del valore delle obbligazioni emesse dallo Stato greco e lo scambio con titoli a scadenza piu' lunga con una cedola del 3% fino al 2014, 3,75% fino al 2020 e 4,3% dopo il 2020. 

Lo swap dei titoli e' volontario, e permettera' di abbattere di 107 miliardi l'enorme massa di debito pubblico greco in mano ai privati.

Un deputato tedesco del partito conservatore ha fatto sapere a Reuters che l'approvazione del secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro sara' vincolato all'impegno nei confronti del Fondo Monetario Internazionale.

Oltre alla perdita della sovranita' e ad anni di sacrifici e sofferenza, la popolazione greca perdera' anche le sue riserve di oro, per via di un emendamento alla costituzione ordinato da banchieri tecnocrati che non sono stati eletti e che cercheranno di venire incontro ai creditori - ovvero le banche europee insolventi - che vedranno svalutati i bond in loro possesso.

L'ammontare complessivo dei possedimenti greci e' pari a 111,6 tonnelletate. I lingotti verranno confiscati dall'oligarchia dei banchieri. 

Tra tutti i PIIGS, che rischiano di fare la stessa fine di Atene, l'oro ammonta a 3.234 tonnellate. Ai prezzi attuali si parla di $185 miliardi. 


Inoltre l'accordo che l'Eurogruppo ha siglato per erogare alla Grecia il nuovo pacchetto di aiuti non sembra sortirealcun effetto positivo sulla performance dei bond ellenici.

mercoledì 22 febbraio 2012

Fisco: Svizzera intende mettere fine al segreto bancario

reuters:
Berna - La Svizzera oggi ha annunciato di voler costringere le banche a fare di più per assicurare che il denaro dei clienti stranieri sia sottoposto a tassazione, nel tentativo di liberarsi del suo passato di paradiso fiscale.

"L'attenzione è sul potenziamento dei requisiti di due diligence per le banche quando accettano asset, oltre alla richiesta ai clienti stranieri di fare una dichiarazione sull'adempimento dei loro obblighi fiscali", dice una nota del governo.

La comunicazione arriva dopo molte misure già annunciate negli ultimi anni, come una maggiore collaborazione con le autorità straniere per perseguire i presunti evasori.

La tradizione del segreto bancario in Svizzera ha contribuito a costruire un'industria della gestione di capitali stranieri da 2.000 miliardi di dollari.

Default Grecia e uscita euro un salto nel buio

daniele chicca
New York - Il futuro della Grecia pare ormai segnato e c'e' il rischio crescente di rivolte sociali. L'accordo raggiunto a Bruxelles dai leader europei non solo non ha risolto la crisi ma, anzi, ha aggravato la situazione nell'area euro.

Responsabili di aver fatto previsioni troppo ottimistiche, con la complicita' del governo greco le autorita' europee hanno firmato la condanna al default del paese. Se a questo evento si unisce l'uscita dall'euro di Atene, per il blocco a 17 sara' come fare un salto nel buio. Solo l'ennesimo salvagente carico di nuovo debito della banca centrale europea potrebbe raddrizzare la rotta e avere un effetto placebo sui mercati.

E' il concetto espresso da Marco Onado docente senior al Dipartimento della Finanza dell'Universita’ Bocconi di Milano, il quale in un'intervista concessa a Wall Street Italia spiega come le banche europee - il vero cuore del problema piu' anche dello stesso debito sovrano - non verranno mai lasciate fallire. La soluzione va dunque ricercata altrove.

"L’uscita dall’area euro e il default ordinato sono eventi che non si e’ mai visto come funzionano. E’ un’incognita totale", ha osservato il redattore del sito LaVoce.info. Se persino la stessa Troika ha ammesso che il nuovo piano da 130 miliardi di aiuti ad Atene potrebbe rivelarsiunsufficiente a centrare l'obiettivo di rientro del rapporto debito/Pil al 120% entro il 2020, e' chiaro che Atene si trova in un punto di non ritorno. E se la situazione e' diventata piu' critica negli ultimi tempi e' per via di pesanti errori di valutazione: "tutti i piani approvati erano basati su ipotesi troppo ottimistiche". 

"Non era difficile prevedere che a forza di provvedimenti sempre un po' indietro rispetto alla gravita' della situazione si potesse arrivare a questo punto. Non so se e' corretto dire che ormai la Grecia e' insolvente o se questo pacchetto da 130 miliardi sara' sufficiente. Di certo la situazione si e' aggravata". 

Quanto all'Italia l'ultima manovra Salva-Italia ha avuto un importante effetto di stabilizzazione per il paese e per l'Europa, ma "ora bisognera' vedere quale sara' il prossimo giro di riforme".

Il futuro della Grecia ormai e’ segnato (ha un Pil destinato a diventare come quello dell'Egitto in due anni e della Nigeria nel 2016). Cosa succede ora nell’area euro? Quali scenari si aprono?

Il default ordinato di un paese dell'unione monetaria e' una cosa molto difficile, nessuno lo ha mai visto. E' un'incognita totale. Il problema e' che la situazione era abbastanza chiara fin dall'inizio. Tutti i piani che erano stati approvati erano basati su ipotesi troppo ottimistiche. 

Ad esempio il fatto che la Grecia potesse mettere in atto un programma di privatizzazioni per 50 miliardi di euro, come era scritto nel piano precedente". Era irrealistico metterlo in atto in poco tempo, essendo "pari al 20% del Pil. Basti pensare che in Italia era del 10% in dieci anni con i mercati euforici degli Anni 90. Erano chiaramente delle cifre troppo ottimistiche. Si sperava che nel frattempo la situazione si sarebbe risanata ma cosi' non e' stato". 

In generale e’ comunque presto per parlare, aspettiamo la fine del mese. Bisognera’ vedere cosa succedera' con l’ulteriore massiccia iniezione di liquidita’ da parte della Bce", si parla di 1 miliardo di euro in aggiunta ai 500 milioni".

Intanto pero' si corre il rischio che si scatenino rivolte sociali 

"Si credo si possa parlare di rivolte sociali. Si aprono tutte le contraddizioni del caso. Dicono le cronache che il livello di evasione fiscale e' rimasto molto alto. Tutte queste cose aumentano le ingiustizie". 

Le banche europee sono il vero problema, piu’ del debito sovrano. Perche’ non vengono lasciate fallire? 

"Non si puo’. Abbiamo visto cosa e’ successo quando hanno lasciato fallire Lehman (Brothers). Non ci pensano neanche. Al punto in cui siamo non so neanche dire se sia la soluzione piu’ giusta. Il concetto di giusto e' molto sfuggente in queste situazioni. Bisogna distinguere tra quello che si puo' e non si puo' ragionevolmente fare". Il fallimento appartiene a un sistema capitalistico perfetto, in cui evidentemente non ci troviamo.

Con il Fiscal Compact (o Meccanismo Europeo di Stabilita') dal primo gennaio 2013 l'Italia perdera' la sua sovranita' di spesa per i cittadini e aziende: lasciandoci a zero di ricchezza netta. Dobbiamo rassegnarci a una mancanza di democrazia nel processo decisionale?

"Andrei piano prima di parlare di mancanza di democrazia bisogna pensarci dieci volte. Quando l’Italia ha deciso di aderire sapeva. Quando abbiamo deciso di fare l’unione monetaria abbiamo rinunciato a una (certa sovranita').

A questo punto bisogna allora lasciare i cittadini decidere chi mandare al potere in Europa. Si dovevano creare fin da subito gli Stati Uniti d’Europa. 

"Una cosa alla volta".

Le riforme di Monti volute dalla Bce sono state accolte da un eccesso di entusiasmo e non potranno da sole risolvere la crisi. Le misure di austerità basteranno? 

Dal punto di vista delle misure fiscali direi di si, il problema e’ il rilancio dell’economia. Che ormai non e' piu' un problema soltanto italiano ma anche un europeo.

Ci vogliono riforme politiche che garantiscano stabilità. Quali?

"Queste misure hanno un grosso effetto di stabilizzazione per il paese e per l’Europa. Non credo ci sia consenso sul fatto che i miliardi (del decreto Salva Italia, varato a dicembre) siano considerati sufficienti. Bisogna vedere quale sara' il prossimo giro di riforme.

A questi livelli di tassi di interesse, l'Italia riuscira’ a rifinanziare il suo enorme debito sul mercato (400 miliardi in scadenza sul primario nel 2012)? 

martedì 21 febbraio 2012

Italia: un paese dove i mutui sono diventati un miraggio

di: Rosaria Amato
Roma - Il mutuo c’è, ma torni tra un mese. Oppure ci potrebbe essere, ma porti suo padre. E possibilmente le buste paga degli ultimi due-tre anni. Negli ultimi mesi ottenere un mutuo è diventato sempre più difficile: gli spread si sono alzati, le banche se la prendono molto comoda e spesso modificano in peggio le condizioni in corso d’opera, imponendo assicurazioni e chiedendo garanzie su garanzie. Se poi si fa parte di una categoria non standard (giovani, atipici, immigrati, meridionali, donne single) l’unica condizione per comprare una casa è praticamente disporre dei contanti. Ma anche questo è impossibile, dopo la corsa durata quasi un decennio, che ha portato negli anni 2000 i prezzi delle case a raddoppiare, e in diversi casi a triplicare. Secondo l’ultima indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie per comprare casa occorrono in media undici anni di stipendi. Senza un mutuo, non si può.

Le difficoltà in banca. Le banche sono diventate iperprudenti, chiedono mille garanzie, unite alla sottoscrizione di onerose assicurazioni. Inoltre in una situazione di crisi come quella attuale, con l’euro considerato ancora a rischio, nonostante gli sforzi dei governi europei e della Ue, i tassi d’interesse volano. "Per parare i colpi del mercato impazzito — accusa sul numero di gennaio Valori, il mensile promosso da Banca Etica — le banche alzano i tassi d’interesse sui mutui, ben oltre la percentuale concordata con i clienti. Senza preavviso e anche a pochi giorni dal rogito, quando per i clienti è impossibile tornare indietro, se non perdendo la possibilità di acquistare l’abitazione, e la caparra versata". A questo si aggiungono le assicurazioni immobiliari, che coprono i casi gravi di impossibilità di ripagare il prestito, e che sono diventate ormai di fatto obbligatorie: un business da 2,5 miliardi di euro l’anno.

I dati sul rallentamento. Gli ultimi dati della Banca d’Italia (che si riferiscono a novembre) mostrano un forte rallentamento del tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato, sceso al 3,5% dal 4,2% di ottobre. Il rallentamento ha riguardato sia i prestiti alle famiglie (3,9% contro il 4,3% di ottobre) sia quelli alle società non finanziarie (4,4% dal 5,3% di ottobre). Mentre i tassi d’interesse sui mutui per l’acquisto di abitazioni sono arrivati al 3,98% dal 3,81 di ottobre. Secondo Federabitazione negli ultimi mesi il 40% delle richieste di mutuo inoltrate da possibili acquirenti di abitazioni alle banche "ha ricevuto esito negativo e, nei casi di risposta positiva, il mutuo è stato concesso per un importo significativamente ridotto rispetto alla richiesta iniziale". Una circostanza che mette comunque in forte disagio il potenziale acquirente, che deve provvedere a coprire il saldo prezzo con mezzi propri o, ove non ne disponesse, a rinunciare all’acquisto.

Le banche negano o minimizzano. Però le banche negano. Anzi, nella maggior parte dei casi, si negano: Repubblica.it ne ha interpellate diverse, ma sulla questione preferiscono non intervenire. Con rare eccezioni. Questa la posizione del Monte dei Paschi di Siena: "La riduzione di richieste di mutuo (—50% a dicembre 2011 rispetto a inizio anno) è dovuta essenzialmente alla prudenza dei clienti che, in chiara congiuntura di crisi, mostrano una propensione all’indebitamento nettamente inferiore al recente passato. Il trend, riteniamo, durerà fino a tutto il I trimestre 2012. Un decremento di richieste così spiccato coinvolge non solo le classi meno abbienti (giovani, immigrati) ma anche e soprattutto il ceto medio che, nel presente momento caratterizzato da incertezza economica, rinvia, se possibile, gli impegni finanziari e le progettualità più significative: tra queste vi è senz’altro l’acquisto dell’abitazione sia essa prima o seconda casa". Il calo del 50% nelle richieste di mutuo a dicembre rispetto a gennaio 2011 è riscontrato anche da Unicredit, che lo considera come il Montepaschi un effetto diretto del contesto economico, "che da una parte rende insicuri i consumatori e dall’altro aumenta i costi per il sistema bancario". E tuttavia "il calo delle richieste di finanziamenti è, proporzionalmente, più elevato di quello delle erogazioni". Per un vero cambiamento, concordano le banche, bisognerà aspettare un calo dello spread e quindi dei tassi d’interesse applicati alla clientela, favorito da un ritorno della fiducia nei mercati".

Credit crunch o scoraggiamento delle famiglie? In effetti il barometro di Crif segnala una fortissima diminuzione delle richieste di mutui per acquistare la casa: meno 19% nel 2011 rispetto al 2010, un dato negativo che interrompe la tendenza al rialzo registrata nei due anni precedenti (+1% nel 2010 e +7% nel 2009). Questo 19% è però solo una media: la situazione si è fortemente aggravata nel corso dell’anno. Se infatti a gennaio il calo delle richieste era dell’1% rispetto allo stesso mese del 2010, a febbraio del 2% e a marzo del 7%, già ad aprile arrivava a 15 per poi arrivare a — 33% a ottobre, - 46% a novembre e — 49% a dicembre. "A fronte di una domanda ancora negativamente influenzata da una elevata incertezza anche l’offerta di credito si è indebolita, condizionata anche da politiche di erogazione che negli ultimi anni sono state più caute e selettive".

Una corsa a ostacoli. Le famiglie infatti si scoraggiano perché le condizioni dei pochi mutui offerti sono scoraggianti: gli spread sono volati, rendendo le rate molto onerose. "Quella della dissuasione tramite aumento del prezzo è la leva più comune che le banche usano nei momenti di difficoltà — conferma Stefano Rossini, amministratore delegato del broker on line MutuiSupermarket — E’ da aprile infatti che stanno aumentando gli spread medi: il variabile è cresciuto dall’1,20% di marzo al 3,30% attuale, per i fissi si è passati dallo 0,95 al 3,60. Aumenti di quasi il 300 per 100 negli ultimi otto mesi, e questo riguarda le migliori offerte, ci sono anche offerte che arrivano al 5 o al 6%. 

Inoltre c’è un inasprimento delle condizioni di credito: i criteri creditizi diventano più stringenti, per esempio se di solito la rata del mutuo non deve superare il 45% del reddito dei richiedenti, molte banche stabiliscono che non debba superare il 30%. Per i giovani under35 una volta bastava avere un contratto non atipico, a tempo indeterminato, adesso sempre più spesso si richiede l’intervento di garanti, che sono poi di solito i genitori. Molte banche allungano i tempi di delibera, che si dilatano così tanto che i clienti che non hanno una compravendita in corso, ma devono piuttosto fare una surroga o sostituire il mutuo lasciano perdere". 

lunedì 20 febbraio 2012

Atene ora X: Berlino spingerà per l'uscita della Grecia dall'euro?

WSI-ANSA
Bruxelles - L'Unione Europea si sta rendendo conto che la spirale del debito ellenico sta andando fuori controllo, con o senza il secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro. Tanto che una bozza preparata in Germania prevede un default della Grecia e una sua uscita dall'area euro. 

Il ministero tedesco delle Finanze sta cercando di convincere Atene a dichiarare la bancarotta e accettare la svalutazione della maggior pare del debito che deve alle banche, un evento che verrebbe di fatto classificato dai mercati come un default. 

Una delle vie percorribili per scongiurare il peggio e' incentrata nella creazione di un conto bancario bloccato, ossia con deposito di garanzia. Secondo quanto riferito dai funzionari tedeschi, tutti sarebbero d'accordo sulla proposta di creare un conto corrente fiduciario sul quale versare parte degli aiuti.

La bomba della disoccupazione e' gia' esplosa in Grecia. Dopo una calma ingannevole, l'incremento della perdita di posti di lavoro l'estate scorsa ha definitivamente disilluso persino chi e' sempre stato convinto che la contrazione monetaria e fiscale avrebbe potuto portare a qualche risultato positivo e scongiurare la rovina di Atene.

Un ritorno alla dracma potrebbe mettere un freno all'aumento della disoccupazione, secondo ilTelegraph. Solo in novembre 126 mila greci hanno perso il posto di lavoro: una cifra esorbitante se si pensa che il paese ellenico conta 11 milioni di abitanti. E' come se 3 milioni e mezzo di americani venissero licenziati in un mese solo. Il tasso di disoccupazione e' balzato dal 18,2% al 20,9%. 

Se questi numeri non hanno ancora portato al disastro civile e' solo perche' i greci ricevono sussidi di disoccupazioni per una media di trenta settimane, con un tetto di 454 euro al mese, secondo quanto riferito al quotidiano britannico dal professor Manos Matsaganis dell'Universita' di Atene. Ma quando i cuscinetti saranno terminati, il popolo dei senza lavoro si trovera' a dover sostentare con i propri mezzi.

Aspettare gli annunci reali prima di parlare di "risultati" è l'invito alla prudenza del premier greco Lucas Papademos, che a sorpresa é giunto a Bruxelles per tenere una serie di incontri in vista della riunione decisiva dell'Eurogruppo di oggi. 

In un messaggio postato su Twitter, Papademos invita "tutti quelli che coprono i colloqui tra la Grecia e le varie parti Ue ad aspettare gli annunci reali di lunedì (oggi) prima di dare conto di risultati".

Il problema resta quello della sostenibilita' del debito greco e quello della sua capacita' di implementare le riforme, dopo le elezioni anticipate di aprile.
Poliziotto antisommossa calcia uno studente davanti al parlamento di Atene nel corso di una manifestazione contro le misure di austerita'.

Le misure di austerita' richieste sono cosi' pesanti e hanno fatto scattare proteste tali che Wolfgang Schäuble, il ministro dell'Economia in Germania, non crede che il governo, chiunque venga eletto, sara' in grado di implementarle.

STAMPA: PER GERMANIA RIFORME NON BASTANO - Il ministero tedesco dell'Economia avrebbe giudicato "non sufficienti" le riforme varate in Grecia. Lo afferma, secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg, il Welt am Sonntag, citando un documento interno del ministero. "L'implementazione da parte della Grecia rimane insufficiente", dice il documento. Lo stesso giornale afferma che i ministri delle Finanze Ue vorrebbero ridurre al di sotto del 4% i tassi per i prestiti ad Atene.

75% POPOLAZIONE FAVOREVOLE A UE MALGRADO MISURE - I greci sono favorevoli all'Unione europea nonostante il piano di austerità imposto dai creditori, Ue e Fmi. Stando a un sondaggio realizzato dall'istituto Marc e pubblicato dal quotidiano Ethnos, il 75,9% si dice infatti in favore della "prospettiva europea" del loro Paese e non si augurano una uscita dall'euro. 

Solo il 19,6% delle persone intervistate si è pronunciato per il ritorno alla dracma, moneta nazionale del Paese prima dell'adesione alla zona euro nel 2002. In particolare una su due spera che la Grecia "alla fine resti nella zona euro nel caso in cui riesca il programma di pulizia dell'economia" dettato dall'Ue e dal Fmi, mentre il 39% pensa il contrario. 

Il 66,5%, inoltre, si augura che il programma riesca, mentre il 60% prevede che "se il programma non fosse stato votato domenica scorsa dal Parlamento, la Grecia avrebbe rischiato di fallire". Un voto che per il 48% dei greci è stato, quindi, "giusto". Quanto ai responsabili della situazione attuale, per quattro greci su cinque sono "i governi greci", mentre il 9,3% punta il dito contro "i mercati e gli speculatori" e il 6% se la prende con "gli europei e il Fmi".

venerdì 17 febbraio 2012

Grecia: alta probabilità default disordinato entro marzo

da WSI

Roma - Le borse europee oggi sembrano crederci: alla fine l'Europa non permetterà al paese di fallire e gli aiuti - i noti 130 miliardi di euro previsti con un secondo bailout - arriveranno.

Decisamente scettici invece l'analista di Credit Suisse, William Porter: "siamo qui con la sensazione di assistere al più grande default disordinato della storia". Porter individua pure una data: il 20 marzo o anche prima. La data corrisponde infatti al momento in cui la Grecia dovrà onorare gli impegni legati ai suoi titoli di debito: esattamente, il giorno in cui dovrà sborsare 14,5 miliardi di euro. 

Il vero problema è l'esposizione della Bce verso i bond governativi greci. E' necessario, secondo il colosso svizzero, riuscire a proteggere la Banca centrale, ovvero essere sicuri che la Grecia non faccia default introducendo una nuova moneta. "Rimaniamo molto cauti sulla sostenibilità del debito nel lungo termine dopo il processo di ristrutturazione e riteniamo sia possibile che la troika consideri più semplice prendere la decisione razionale di permettere alla Grecia di fare default e di rimborsare la Bce per le perdite legate ai bond governativi greci per 30 miliardi di euro".

giovedì 16 febbraio 2012

Paulson: entro marzo rischio default greco e rottura area euro

da WSI
New York - La Grecia potrebbe dichiarare il default entro la fine di marzo e l’euro sciogliersi. Le conseguenze sarebbero devastanti. Contrazione economica globale e mercati in forte ribasso. Peggio del crollo di Lehman Brothers. È il segnale lanciato dal fondo hedge Paulson & Co., da $23 miliardi fondato da John Paulson.

"Crediamo che un default dei pagamenti della Grecia avrà conseguenze ben più gravi rispetto al crollo di Lehman Brothers. Porterebbe l’economia globale in una fase di contrazione e i mercati in ribasso", si legge nella lettera inviata dall’hedge fund. L’euro "ha una struttura difettosa e rischia la rottura".

"Sembra che le pressioni per mantenere l’euro insieme comincino a diventare troppo grandi e alla fine potrebbero portare a uno spaccamento".

L’hedge fund confessa che, alla situazione attuale, lebanche europee fanno davvero paura, visto che hanno preso eccessivamente a prestito (oltre le controparti americane) e non hanno capitale a sufficienza per poter contrastare gli effetti della crisi.

"Sebbene assistiamo a una continua ripresa dell’economia degli Stati Uniti, con indicatori positivi in tutto l’inizio 2012 e con valutazioni nell’azionario inferiori alla media storica, la crisi del debito in Europa continua ad essere il vero fattore determinante per i mercati".

mercoledì 15 febbraio 2012

Grecia: slitta piano aiuti, euro va a picco. Default pilotato in vista?

da WSI
Roma - I leader delle autorita' europee stanno prendendo in considerazione l'idea di rimandare tutto o parte del pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro da consegnare ad Atene, convinti di riuscire a scongiurare il crack del debito.

Ma il default pilotato appare ormai sempre piu' un evento inevitabile. Senza i 130 miliardi di aiuti esterni la Grecia rischia di non riuscire a rimborsare il debito in scadenza a fine mese. Le autorita' Ue vorrebbero far slittare il piano ad aprile, quando si terranno le elezioni anticipate. 

L'euro ha immediatamente accusato il colpo, crollando ai minimi di seduta di $1,3070 

Il ministro delle Finanze tedesco Schauble aveva sottolineato che i documenti da presentare, necessari perche' la Grecia ottenga i finanziamenti dall'esterno, non sono sufficienti.

Non e' chiaro se anche la Germania ora voglia un default pilotato del paese in piena crisi, sicura del fatto che Bruxelles sia in grado di gestirlo senza scossoni, o se invece si tratta di una strategia per poter esercitare una leva maggiore nelle trattative in corso. 

Se non altro la Cina ha rinnovato le promesse di sostegno all'area euro.

martedì 14 febbraio 2012

Scure di Moody's su mezza Europa, Italia declassata di un livello

di: daniel settembre
L'agenzia di rating taglia di due livelli anche la Spagna. Downgrade anche per Portogallo, outlook negativo per Londra e Parigi...

Ancora una volta il bersaglio preferito delle agenzia di rating è l'Europa. Questa volta l'ondata di tagli arriva da Moody's. L'agenzia di rating statunitense ha rivisto il giudizio di molti Paesi dell'eurozona, operando downgrade a Italia, Spagna, Portogallo, Malta, Slovacchia e Slovenia.

Il nostro Paese è stato declassato di un notch, cioè di un livello, da A2 ad A3, così come il Portogallo da Ba2 a Ba3. Mentre Madrid ha subito un downgrade di ben due gradini, da A1 ad A3, arrivando allo stesso livello dell'Italia. Moody's ha salvato Londra e Parigi, ma ha posto su di loro l'outlook negativo: ciò vuol dire che nel giro di qualche settimana i due Paesi potrebbero rischiare di perdere la loro tripla A.

L'agenzia, inoltre, non esclude nuovi tagli se la situazione non migliora e per quanto ci riguarda, se le riforme del governo Monti non dovessero funzionare. Per l'Italia il problema si chiama debito alto, crescita anemica, recessione all'orizzonte e il rischio che non si riesca a centrare gli obiettivi di risanamento.

In più a pesare le incertezze legate alla situazione in Europa: dal possibile defualt della Grecia alle difficoltà che i leader stanno ancora dimostrando nel mettere a punto una valida rete di protezione del sistema finanziario e una riforma delle proprie istituzioni.

lunedì 13 febbraio 2012

Crisi/ E ora tocca a Portogallo: mercoledì arriva troika Ue-Fmi

da: TMNEWS

Lisbona, 13 feb. (TMNews) - Quasi ad offrire un sinistro passaggio di testimone, proprio nel giorno in cui dovrebbe chiudersi la fase più acuta di un capitolo della crisi debitoria della Grecia, mercoledì, inizierà una nuova partita sulla crisi di un altro dei tre paesi finiti sotto l'ombrello degli aiuti: il Portogallo. Mercoledì infatti, mentre l'Eurogruppo dovrebbe votare sul nuovo piano di sostegni ad Atene, a Lisbona arriveranno i tecnici della "troika", i rappresentanti di Ue, Bce e Fmi che tanto astio hanno richiamato in questi giorni in Grecia, dove hanno trattato con il governo le nuove misure di austerità pretese in cambio di altri sostegni. Il problema è che da settimane si ipotizza che anche il Portogallo abbia bisogno di altri aiuti, e queste speculazioni sono state involontariamente rilanciate dall'Eurogruppo della scorsa settimana. Durante un colloquio interecettato da una telecamera, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble aveva sollevato questo scenario con il suo collega iberico, Victor Gaspar, dicendo che Berlino sarebbe stata pronta a fare la sua parte. Un filmato di meno di un minuto che finendo su internet ha riacceso il caso Portogallo. Nel maggio dello scorso anno Lisbona ha ottenuto un programma di aiuti da 78 miliardi di euro, di cui ha già ricevuto circa 40 miliardi mentre l'ispezione della troika, che durerà due settimane, è finalizzata a verificare i progressi compiuti in vista dello sblocco di altri 14,9 miliardi. Il problema è proprio qui, perché sul 2011 Lisbona ha centrato l'obiettivo di riportare il deficit-Pil sotto il 6 per cento anche grazie a una operazione una tantum, ma ora si teme che l'economia subisca una recessione del 3 per cento e la disoccupazione raggiunga il 13 per cento.

Grecia paese del terzo mondo. Anche in Italia squilibri troppo grandi

da: WSI

Milano - Non c'è solo la Grecia a far tremare l'impalcatura dell'euro. Anche l'Italia viene guardata a vista dagli operatori di mercato. Le riforme strutturali "recentemente attuate da Roma sono significative", ha riconosciuto il presidente della Commissione europea Jose Manuel Durao Barroso. "Quello che l'Europa sta facendo, in particolare nel periodo più recente, rappresenta una base perché gli investitori possano riconquistare la fiducia nell'Europa". E' però ancora troppo poco per dirsi fuori dal guado.

Secondo l'economista Hans-Werner Sinn, presidente dell'Institute for Economic Research, "quello che i politici chiamano "piano di salvataggio" non salvera' la Grecia". In un'intervista al magazine tedesco Spiegel, il professore sottolinea che "i greci non tornerebbero mai in uno stato di benessere se il paese rimanesse nell'area euro". Perche' il paese non e' competitivo. Gli strss su stipendi e prezzi sono altissimi e le misure di aiuto non faranno che "congelare la situazione in essere". E' pertanto "nell'interesse di Atene abbandonare l'area euro e ritornare alla dracma".

Il Pil greco e' tra i piu' bassi d'Europa: l'anno scorso era pari a $305 miliardi. Ma, al ritmo con cui l'economia si sta contrando, il numero si avvicinera' a quello dell'Egitto nel giro dei prossimi due anni. Bastera' un nuovo scivolone del -6% — che e' quello attuale - e il Pil dello stato ellenico diventera' uguale a quello della Nigeria nel 2016 o 2017. La verita' e' che Atene non puo' contare sulla capacita' industriale o gamma di proprieta' intellettuale che altre nazioni industrializzate hanno. Cio' rende ancora piu' difficile la ripresa dell'economia, afflitta peraltro da programmi di austerita', cali dei salari e livelli di disoccupazione crescente.

Quanto all'Italia, fa parte del gruppo di Paesi Ue che presentano i maggiori squilibri macro-economici. E' questa l'indicazione contenuta nel primo rapporto sul meccanismo d'allerta messo in piedi da Bruxelles per la prevenzione e la correzione degli squilibri economici e anticipato dall'Ansa, che sarà reso noto domani. Secondo l'analisi realizzata dalla Commissione europea i due principali fattori a pesare negativamente sulla situazione italiana sono l'elevato livello del debito pubblico - anche se Bruxelles riconosce che il livello del passivo privato è relativamente contenuto - e la progressiva perdita di competitività registrata a partire dalla metà degli Anni 90. 

Una dinamica, quest'ultima, su cui hanno pesato il calo della produttività e l'andamento del costo del lavoro per unità di prodotto. Domani, salvo sorprese dell'ultima ora, il rapporto sarà presentato dal commissario per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, a Strasburgo, nella sede del Parlamento europeo, proprio alla vigilia del previsto intervento in aula del presidente del Consiglio Mario Monti. Insieme all'Italia, nel gruppo dei Paesi messi peggio, figurano la Spagna, Cipro e l'Ungheria. Per tutti, l'indicazione di Bruxelles è la stessa: intervenire per correggere gli squilibri accumulati sia sul lato interno che su quello esterno riducendo l'elevato livello dell'indebitamento e recuperando competitività al fine di migliorare la crescita. 

Il rapporto sul meccanismo d'allerta è uno degli strumenti previsti dal six pack entrato in vigore lo scorso dicembre per rispondere alla crisi dei debiti sovrani. Obiettivo dell'esercizio è quello di fornire indicazioni utili da tenere nel debito conto durante il cosiddetto semestre europeo, periodo durante il quale la concertazione tra partner serve a preparare le misure di politica economica da realizzare l'anno successivo. 

E mentre si deve ancora chiudere la partita sulla Grecia, rischia di aprirsene un'altra sul Portogallo, un altro dei tre paesi (assieme all'Irlanda) sotto l'ombrello di aiuti di Ue e Fmi. Questo per colpa di alcuni scambi di battute catturati ieri durante l'Eurogruppo tra il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, e il suo collega portoghese, Vitor Gaspar, rapidamente finiti sul portale di video YouTube. 

Secondo quanto riporta l'agenzia Dow Jones, il ministro tedesco ha rassicurato Gaspar sul fatto che "se vi fosse la necessità di aggiustare il programma sul Portogallo, saremmo pronti ad operarla". Di fatto appare come la prima ammissione indiretta, da parte di un'esponente dell'area euro, sulla possibilità che l'attuale piano di aiuti al paese iberico potrebbe non essere sufficiente. Nel filamto di appena un minuto, si sente anche la risposta di Gaspar, secondo cui "questo sarebbe molto apprezzato". Tuttavia Schaeuble ha ripetutamente puntualizzato che per qualunque decisione su questa vicenda sarebbe necessario avere prima un accordo sulla Grecia.