mercoledì 19 novembre 2014

La bufala dell' “imminente prelievo forzoso” dai conti correnti

dal sito di ADUC associazione consumatori

Sono anni ormai che di tanto in tanto riemerge in rete una “notizia” relativa ad un “imminente prelievo forzoso” sui conti correnti nell'ordine del 10%. Ci giungono domande al servizio Aduc Investire Informati nelle quali ci chiedono come poter portare legalmente i soldi all'estero per evitare questo prelievo che, secondo alcuni, sarebbe imminente a settembre o comunque entro fine anno.
Lo diciamo chiaro e tondo: non esiste minimamente la possibilità che un tale prelievo venga fatto entro l'anno e riteniamo altissimamente improbabile che venga MAI fatto.

La “notizia-bufala” che gira recentemente sosterrebbe il Fondo Monetario Internazionale avrebbe ormai deciso questo provvedimento. Secondo alcune versioni della bufala sarebbe un provvedimento che riguarderebbe tutta l'Europa, secondo altre versioni, invece, sarebbe limitato all'Italia.
Chiunque abbia un minimo di cultura generale capisce che il Fondo Monetario Internazionale non ha alcun potere per decidere alcunché su questo tema e quindi non meriterebbe neppure approfondire la “notizia-bufala”. Ma se poi proprio si vuole approfondire ci si rende conto che lo stesso FMI si è preso la briga di scrivere una nota (risalente già ad ad Ottobre scorso) nella quale ha smentito di aver mai raccomandato una cosa del genere. L'equivoco è nato da un piccolo box pubblicato a pagina 49 della pubblicazione “Fiscal Monitor” del FMI (dell'ottobre 2013). Si tratta di una pubblicazione tecnica che è rivolta essenzialmente agli uffici studi. Non è in nessun modo una pubblicazione che possa prefigurare “imminenti decisioni” di nessun tipo. In questo box si diceva semplicemente che la situazione delle finanze pubbliche deteriorate di molti Paesi ha “ravvivato l'interesse” (testuale) per una patrimoniale sulla ricchezza privata e poi ha calcolato quanto servirebbe prelevare per riportare il debito ai livelli del 2007.

Quindi ci sentiamo di rassicurare tranquillamente chiunque. Non c'è nessun bisogno di portare i soldi all'estero se lo si fa solo per il timore di questa ipotesi che – lo ripetiamo – non è nel novero delle cose possibili né a breve, ma molto probabilmente neppure in futuro a meno che non accadano fatti ad oggi imprevedibili.

Visto che siamo in tema, aggiungiamo anche le ragioni per le quali riteniamo, a prescindere da come sia nata questa bufala, che un prelievo del 10% dai conti correnti sarebbe un suicidio sia economico che politico.
Sul piano politico è evidente che chiunque facesse una cosa del genere firmerebbe la sua dipartita dallo scenario politico. Che l'attuale Governo, guidato da un politico notoriamente particolarmente attento alla costruzione del consenso popolare, possa fare una scelta del genere è qualcosa che solo uno sprovveduto può pensare.
Sul piano economico, abbassare il rapporto Debito/Pil con un'operazione del genere è semplicemente pura follia poiché un provvedimento del genere implicherebbe una drastica diminuzione del PIL che farebbe peggiorare e non migliorare il rapporto Debito/PIL.

La realtà è che il contesto politico è significativamente cambiato rispetto al periodo buio nel quale regnava il folle dogma dell'austerità di stampo tedesco. Se, finalmente, sul piano monetario si è capito che la strada intrapresa era completamente sbagliata ancora non sono completamente maturi i tempi per comprendere che l'unico modo per uscire totalmente dalla crisi è il deficit-spending (che si può fare sia facendo investimenti produttivi, sia con significative riduzioni delle tasse, sia con una combinazione delle due cose).
Nel periodo più buio della così detta crisi del debito abbiamo scritto molto volte che noi non vedevamo nessuna ragione per il tanto temuto (allora) break up dell'Euro. Ciò perché in primo luogo il vero problema non è il debito pubblico, ma il governo della moneta. Secondariamente perché, dicevamo allora, la BCE ha tutti gli strumenti per evitare il break up e poiché il primo interesse diretto della BCE è quello di preservare sé stessa (e la BCE esiste solo fino a quando esiste l'Euro) non vi è alcun dubbio che l'Euro rimarrà. Il problema, allora, era il consenso politico affinché la BCE potesse fare determinate scelte. Passato un po' di tempo sono maturate le condizioni politiche e la BCE, di fatto, ha salvato l'Euro.

Oggi la situazione è simile. Quello che è necessario fare affinché la ripresa economica che sta ancora stentando si manifesti concretamente (e – sopratutto - sia in grado di creare posti di lavoro) è stranoto a chiunque si occupa di queste cose. L'unico modo è fare deficit, cioè mettere nelle tasche dei cittadini più soldi di quanto lo Stato prelievi. Questo innesca la ripresa, fa aumentare il PIL e, in ultima analisi, dopo un po' di tempo, fa diminuire il rapporto Debito/Pil. E' controintuitivo (come spesso lo è la macroeconomia) ma per ridurre il Debito/Pil bisogna fare debito.
Ad oggi, però, non ci sono ancora le condizioni politiche. Le condizioni politiche dipendono essenzialmente dalla “narrazione” del momento. Attualmente c'è ancora l'ossessione del debito, ma molto meno di quanto ci fosse alcuni trimestri fa. Il nostro debito pubblico attuale è peggiore di quello di qualche trimestre fa, ma – come si è visto – non succede niente di drammatico perché il problema è appunto come si governa la moneta ed i tassi d'interesse, non la quantità di debito che c'è (ovviamente entro un certo limite ed in rapporto con tanti altri dati macroeconomici).

A nostro avvisto le condizioni politiche stanno maturando affinché si possano fare anche gli ultimi passi, dopo aver impostato la politica monetaria verso una sostanziale espansione ed aver abbattuto l'irrazionale terrore dell'inflazione che hanno i tedeschi arriverà il tempo di abbattere l'irrazionale terrore verso le politiche di deficit spending. Le ultime elezioni europee hanno ridotto in maniera consistente le forze politiche pro-austerità, ma ciò che più conta è che – finalmente! - le conseguenze di queste folli politiche stanno iniziando a toccare anche la Germania in modo abbastanza visibile. Quando queste conseguenze inizieranno a toccare i cittadini tedeschi nel vivo, molto probabilmente inizierà a prendere piede una nuova narrazione. Forse servirà ancora qualche trimestre, ma alla fine i fatti sono più caparbi anche delle narrazioni. Per uscire da una crisi come quella in cui ci siamo cacciati servono politiche monetarie (che ormai sono state attuate e sono in corso di attuazione) e deficit spending. Gli USA sono usciti in questo modo (molti si sono scordati che non è stata solo la FED, ma l'enorme deficit di bilancio fatto dagli USA nel 2008/2009 ad innescare la ripresa che ha portato molti posti di lavoro negli anni successivi) ed è sempre stato così. Anche l'Europa, quando uscirà definitivamente, lo farà solo abbandonando definitivamente il folle dogma dell'austerità.

Tutto questo va nella direzione esattamente opposta alla bufala dell' “imminente prelievo forzoso” sui conti correnti che (siamo assolutamente certi) non avverrà quest'anno e non avverrà mai, a meno che non intervengano fatti totalmente nuovi e ad oggi totalmente imprevedibili. 

Prelievo forzoso conto corrente: torna il rischio in Italia

http://consulenza.soldiweb.com/

Si torna a parlare sul prelievo forzoso conto corrente: ecco le novità

Torna l'ipotesi del prelievo forzoso sui conti correnti in Italia e l'UE. Un documento non ufficiale della Commissione europea e dellaBce potrebbe prevedere, secondo alcune indiscrezioni su Il Giornale, "l'intervento diretto di azionisti, detentori di obbligazioni e correntisti in eventuali salvataggi bancari", minacciando i risparmiatori.

PRELIEVO FORZOSO - Ancora una volta si torna a parlare del prelievo forzoso sui conti correnti. Le indiscrezioni arrivano da Bruxelles e parlano di un testo che prevedrebbe una disposizione che elimina, in casi gravi, la tutela dei correntisti con giacenze sotto i 100mila euro.

L’ALLARME - È stato l’eurodeputato leghista, Gianluca Buonanno, a lanciare l’allarme, affermando che “Noi parlamentari abbiamo a disposizione i testi ufficiali dell’Ecofin e dell’Eurogruppo, stilati in aprile e a luglio, che contengono solo il piano organizzativo del ‘Meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie’. La verità, secondo quanto ci rivelano fonti interne alla Commissione, sarebbe ben diversa ed è per questo che abbiamo presentato l’interrogazione: voglio vedere se, questa volta, ci diranno tutto“.


L’IPOTESI DEL FMI - Sin dall’autunno scorso si parla dell’ipotesi di un prelievo forzoso sui conti correnti, quando il Fondo monetario internazionale ha sostenuto che per rimediare l’esperimento fallito della moneta unica europea, bisogna prelevare forzosamente il 10% sui saldi dei conti correnti di 15 paesi dell’eurozona.

MONITOR DELLE FINANZE - Lo riportava il giornale americano Wall Street Journal in un articolo intitolato Monitor delle finanze pubbliche. Secondo il Fmi, con questo 10% si potrebbe riportare il debito sovrano del blocco ai livelli pre-crisi. Anziché appesantire il carico fiscale delle aziende e ridurre gli stipendi, scriveva il giornale, è meglio impiegare i capitali dormenti.

DIMINUIRE IL DEBITO - Era stato suggerito, in particolare, un tasso di prelievo del 10% sui risparmi netti positivi delle famiglie di 15 paesi della zona euro. Così, il Fondo sollecita alla Bce e l’Ue di considerare quest’ipotesi, visto che non sono molte le alternative per diminuire il debito pubblico. Secondo il Fmi, una nuova tassa sul patrimonio o il ricorso all’inflazione non fanno altro che peggiorare la situazione, colpendo le fasce più deboli della popolazione.

martedì 11 novembre 2014

Rivoluzione catastale, abitazioni rivalutate in futuro anche del 180 per cento

Via al primo decreto delegato. Calcolo in base a prezzi di mercato e metri quadri Legge di Stabilità,  emendamenti bipartisan: meno tasse su Tfr e fondi

I fondi pensione hanno fatto nettamente meglio del Tfr

Nei primi nove mesi i negoziali hanno visto un rendimento del 5,8% contro l'1% del trattamento di fine rapporto. Leggi tutti i dati di Covip.

ROMA (WSI) - I fondi pensione hanno garantito un rendimento nettamente superiore rispetto al Trattamento di fine rapporto nei primi nove mesi dell'anno. 

Si parla di una differenza del 4,8%.

Detto ciò, secondo i dati pubblicati da Covip, solo i fondi negoziali hanno registrato un miglioramento dal 2013.

Dal 5,4% di rendimento, tali fondi pensione hanno registrato un miglioramento al 5,8%.

Al loro interno, salta all'occhio il rendimento delle linee azionarie (+7,5%), mentre le bilanciate hanno visto un +6,6% e le obbligazionarie miste un +6,4%. Le linee garantite hanno reso il 4,5%, mentre le obbligazionarie si sono fermate all'1,1%. 

I fondi aperti sono passati al 5,9% dall'8,1%. Entrando nello specifico, le linee che hanno reso di più sono state quelle bilanciate (+6,8%)

Ancora peggiore l'andamento delle polizze PIP (piani individuali pensionistici), le cui unit linked hanno offerto rendimenti pari al 5,1% contro il 12,2% del 2013. 

La rivalutazione netta del Tfr che resta in azienda ha invece riscontrato un calo, attestandosi all'1% dall'1,7%. 

Va sottolineato che i dati riportati dalle autorità scontano l'aliquota fiscale sui rendimenti dell'11,5% entrata in vigore lo scorso primo luglio. 

Se dovesse passare la proposta inserita nella bozza della Legge di Stabilità dell'anno prossimo, i gestori previdenziali dovranno fare i conti con una tassazione ancora più elevata (20%).

Al contempo, la nuova struttura giuridica prevede anche un aumento del prelievo fiscale sulla rivalutazione del Tfr dall'attuale 11% al 17%.

(DaC)