giovedì 29 settembre 2016

I conti correnti diventano più cari per pagare le banche salvate

http://www.lastampa.it/2016/09/28/economia/i-conti-correnti-diventano-pi-cari-per-pagare-le-banche-salvate-s12mfl2AGRwO1X4MnPu4EP/pagina.html

Banco Popolare, Unicredit e Ubi aumentano i prezzi dei depositi per il fondo di risoluzione


I clienti del Banco Popolare, con il saldo di fine anno, riceveranno una spiacevole sorpresa: una «maggiorazione» di 25 euro sui costi del proprio conto corrente per recuperare il contributo dell’istituto al Fondo nazionale di risoluzione delle crisi bancarie. Si tratta del fondo istituito presso Banca d’Italia, quello per capirsi che ha consentito il salvataggio delle quattro banche finite in risoluzione nel novembre dello scorso anno: Banca Marche, Etruria, CariFerrara e cariChieti. La comunicazione, arrivata alle filiali nei giorni scorsi, fa riferimento ad una delibera del comitato esecutivo del Banco Popolare del sei settembre scorso e riguarderà «tutti i rapporti di conto corrente e assimilati dei clienti privati e imprese». In realtà, si spiega dall’istituto, la maggiorazione riguarderà tra un milione e un milione e mezzo di clienti che attualmente hanno conti a canone zero. 

Il Fondo europeo  
Ma il caso del Banco Popolare non è isolato. Dal primo luglio scorso Unicredit ha ritoccato il canone mensile di alcune tipologie di conto corrente (i conti denominati MyGenius Silver, Gold e Platinum) di circa 2 euro al mese, portando il costo totale rispettivamente a 5, 7 e 12 euro al mese. In questo il riferimento, comunicato ai clienti con l’estratto conto del primo trimestre di quest’anno, fa riferimento ad una serie di «eventi» che hanno comportato maggiori costi per l’istituto. Tra questi c’è l’entrata in vigore dell’accordo Facta sul contrasto all’evasione fiscale (che è operativo dal 2014), l’aumento dell’Iva (che risale al 2013), l’adeguamento del sistema informatico e anche l’accordo per la costituzione del «single resolution fund», il fondo di risoluzione europeo in vigore dal primo gennaio di quest’anno che sarà chiamato ad intervenire per evitare fallimenti bancari a livello continentale.  
Anche Ubi Banca si è mossa in estate, con un aumento di 12 euro annui dei costi del conto corrente. L’istituto fa riferimento ad un vero e proprio aumento dei «costi di produzione»: circa 60 milioni all’anno relativi all’applicazione di due direttive europee: il fondo di risoluzione, appunto. E lo schema obbligatorio di tutela dei depositi, anche questo europeo, che dovrà intervenire per garantire i conti fino a 100 mila euro. 

Recupero dei costi  
Dagli istituti si sottolinea che il sistema bancario, che sta affrontato una fase id mercato estremamente complessa per l’effetto di circostanze come i tassi di interesse bassi, un costo del credito che riflette l’andamento di un’economia ancora debole, «sostiene anche costi “normativi” crescenti. Senza con questo voler confondere una cosa con l’altra, condividere una parte del costo con i clienti, quando questo è chiaramente identificato e corrispondente a un’assicurazione ulteriore per lo stesso è una manovra che permette alla banca di recuperare i costi solo in parte».  
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, altri grandi istituti non hanno applicato simili ricarichi sui clienti. Non lo hanno fatto Intesa Sanpaolo, principale banca del paese per numero di clienti, né Montepaschi o Bpm. 
Adusbef e Federconsumatori denunciano «l’ennesimo furto con destrezza ai danni dei correntisti (...) costretti a pagare gli errori dei banchieri ed una gestione dissennata del credito e del risparmio».  

mercoledì 24 febbraio 2016

Tassa di successione, nuovi aumenti in vista

Di: Noemi Secci
http://www.laleggepertutti.it/112324_tassa-di-successione-nuovi-aumenti-in-vista

Il Governo vuole aumentare le imposte sull’eredità e sulla donazione: franchigie abbattute ed aliquote sino al 45%.  


Per batter cassa il Governo “rispolvera” l’aumento della tassa di successione e donazione. L’incremento dell’imposta sulle successioni donazioni era nell’aria già da tempo: la proposta di legge era stata presentata l’anno scorso dai deputati di Sel [1]. Ora, come confermato da Milano Finanza, sono ripresi i lavori per l’inasprimento dell’imposta.
La nuova imposta sulle successioni e donazioni prevede delle franchigie (cioè delle soglie esenti da tassazione) molto più basse rispetto alle attuali soglie e un innalzamento delle aliquote per tutti i contribuenti, anche qualora chi erediti sia il coniuge o il figlio.
Non solo: se il valore dell’eredità supera 5 milioni di euro, le aliquote arrivano anche al 45%.

Vediamo i nuovi aumenti delle tasse nel dettaglio.


Nuova tassa di successione

La base imponibile della nuova imposta di successione sarà sempre costituita dal valore complessivo dell’eredità. L’ammontare della tassa, però, si determinerà applicando le seguenti aliquote:

– 7%: per il coniuge ed i parenti in linea retta (genitori e figli), con una franchigia massima di 400.000 euro (vuol dire che il tributo si paga sul valore che eccede questa soglia). Attualmente, l’aliquota è al 4%, e la franchigia a un milione di euro;

– 8%, per fratelli e sorelle, con una franchigia di 100.000 Euro; attualmente, l’aliquota è al 6%, e la franchigia è uguale;

– 10%, senza franchigia, per gli altri parenti fino al quarto grado, affini in linea retta, affini in linea collaterale fino al terzo grado; attualmente la franchigia è pari al 6%;

– 15%, senza franchigia per gli altri soggetti; attualmente la franchigia è pari all’8%.
Ma le novità non finiscono qui: se il valore del patrimonio ereditario supera i 5 milioni di euro, le aliquote saranno pari al:

– 21%, per coniuge, genitori e figli;

– 24%,per fratelli e sorelle;

– 30%, per tutti gli altri parenti sino al 4° grado;

– 45%, per gli altri soggetti.


Valore dell’asse ereditario

Il valore del patrimonio ereditario viene determinato non solo in base a conti correnti, depositi, ed a tutti i beni mobili del defunto, ma anche in base agli immobili posseduti.
In particolare, il valore degli immobili ai fini dell’imposta sulla successione si calcola in questo modo:

rendita catastale rivalutata del 5%, moltiplicata per uno dei seguenti coefficienti:

– 110, per la prima casa;
– 120, per i fabbricati appartenenti ai gruppi catastali A e C (esclusi A/10 e C/1);
– 140, per i fabbricati appartenenti al gruppo catastale B;
– 60, per i fabbricati delle categorie A/10 (uffici e studi privati) e D;
– 40,8, per i fabbricati delle categorie C/1 (negozi e botteghe) ed E.

Il valore dei terreni non edificabili si determina moltiplicando per 90 il reddito dominicale già rivalutato del 25%.


Imposte sugli immobili ereditati

Non dimentichiamo, poi, che l’imposta sulle successioni non è l’unica tassa da pagare quando si eredita un immobile: devono essere effettuate, in questo caso, anche le volture catastali e saldate le imposte ipotecarie e catastali. Tra l’altro, mentre la dichiarazione di successione può essere presentata entro 1 anno dal decesso, e la relativa imposta è liquidata dall’Agenzia delle Entrate entro 3 anni, le imposte ipotecarie e catastali (la prima pari al2%, e la seconda all’1% del valore dell’immobile) devono essere liquidate prima della presentazione della dichiarazione di successione. Delle eccezioni sono previste per la prima casa. Non dovrebbero essere previsti ritocchi al rialzo per tali imposte.
[1] Proposta di Legge n. 2830/2015.
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Come è tassata la successione in Italia e all'estero