Bruxelles – Dopo una nuova notte di negoziati, i 27 ministri delle Finanze
dell'Unione hanno finalmente trovato un accordo sulle regole da applicare in
occasione della ristrutturazione o della liquidazione di una banca in crisi. L'intesa prevede che in un primo
tempo azionisti, obbligazionisti e depositanti - non la mano pubblica - siano
messi a contribuzione. Il compromesso dà ai governi nazionali una certa
flessibilità nell'adottare le norme europee, in modo da adattarsi ai diversi
mercati locali.
Secondo l'accordo, gli investitori dovranno subire una perdita dell'8%
degli attivi dell'istituto di credito prima che il governo possa intervenire
con il denaro pubblico per aiutare una banca in difficoltà. L'uso di un
eventuale fondo statale di liquidazione bancaria sarà limitato al 5% degli
attivi, mentre l'uso del Meccanismo europeo di stabilità (Esm) sarà possibile
solo in precise circostanze. Nel contempo, i governi dovranno creare fondi di
liquidazione bancari pari all'0,8% del totale dei depositi garantiti.
L'accordo tra i ministri delle Finanze dell'Unione è stato particolarmente
difficile da trovare perché due filosofie molto diverse si sono affrontate in
queste settimane. Da un lato, alcuni paesi volevano difendere l'omogeneità del
mercato unico, come la Germania o l'Olanda. Dall'altro, alcuni stati membri
volevano dotarsi di strumenti adatti alle specificità nazionali, come la
Francia o l'Italia o anche la Spagna. La Svezia ha strappato concessioni
straordinarie.
Secondo l'intesa, il governo svedese potrà mettere a contribuzione in un
primo tempo il 20% degli attivi ponderati per il rischio anziché l'8% degli
attivi. Nel contempo, il fondo di liquidazione svedese sarà finanziato dal 3%
dei depositi garantiti (e non dell'0,8 % come per gli altri paesi). Alcuni
diplomatici sostengono che dietro alla posizione tedesca ci sia stato anche il
timore di creare regole troppo lasche che potessero consentire ai paesi in
difficoltà di chiedere più rapidamente del necessario l'aiuto dell'Esm.
Si capirà col tempo se l'equilibrio tra regole armonizzate e flessibilità nazionali preserverà la libera concorrenza e il mercato unico. Le regole, che dovranno ora essere approvate dal Parlamento europeo, devono entrare in vigore entro il 2018. L'accordo prevede un ordine nel contributo degli investitori alla liquidazione bancaria: prima gli azionisti, poi gli obbligazionisti meno garantiti, poi quelli più garantiti, i depositi delle grandi imprese e infine i depositi non garantiti di oltre 100mila euro.
Si capirà col tempo se l'equilibrio tra regole armonizzate e flessibilità nazionali preserverà la libera concorrenza e il mercato unico. Le regole, che dovranno ora essere approvate dal Parlamento europeo, devono entrare in vigore entro il 2018. L'accordo prevede un ordine nel contributo degli investitori alla liquidazione bancaria: prima gli azionisti, poi gli obbligazionisti meno garantiti, poi quelli più garantiti, i depositi delle grandi imprese e infine i depositi non garantiti di oltre 100mila euro.
Si tratta di un "buon compromesso", ha commentato il ministro
dell'Economia italiano Fabrizio Saccomanni che ha partecipato alle trattative.
L'accordo "contribuisce a spezzare il circolo vizioso tra rischio sovrano
e rischio bancario". E ancora: "Abbiamo costruito un sistema di tutela
dei risparmiatori che combina un quadro armonizzato con la flessibilità
necessaria a tener conto delle specificità nazionali». I depositi di meno di
100mila euro saranno salvaguardati.
Il ministro delle Finanze olandese e presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha parlato di "cambiamento importante" perché "passeremo dal denaro pubblico, quello dei contribuenti, al denaro del settore finanziario, che sarà chiamato a risolvere i propri problemi". All'inizio dell'anno, Dijsselbloem era stato aspramente criticato per aver spiegato che la ristrutturazione del sistema bancario cipriota, con perdite del settore privato, sarebbe stato un modello per il futuro.
Il ministro delle Finanze olandese e presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha parlato di "cambiamento importante" perché "passeremo dal denaro pubblico, quello dei contribuenti, al denaro del settore finanziario, che sarà chiamato a risolvere i propri problemi". All'inizio dell'anno, Dijsselbloem era stato aspramente criticato per aver spiegato che la ristrutturazione del sistema bancario cipriota, con perdite del settore privato, sarebbe stato un modello per il futuro.
L'accordo raggiunto nella notte, a qualche ora dall'inizio di un nuovo
vertice dei capi di stato e di governo dell'Unione, è un aspetto cruciale del
tentativo europeo di darsi un assetto comune in campo bancario. Giunge dopo che
i 27 hanno deciso di trasferire la vigilanza creditizia dagli stati membri alla
Banca centrale europea. Nelle prossime settimane, la Commissione dovrà
presentare un progetto di autorità di liquidazione bancaria e regole su uno
schema comune di garanzia dei depositi.
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