Prime conseguenze dell'aumento dello spread. i tassi sui mutui iniziano a salire.
sia per il tasso fisso che per quello variabile
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martedì 13 novembre 2018
lunedì 12 novembre 2018
Rischio Lira e Rischio Patrimoniale. Capitali in Volo
Un bell'articolo di Ferruccio De Bortoli sul Corriere Economia di lunedi 12 Novembre ci spiega quali possono essere i pericoli e come affrontare un'eventuale uscita dall'euro e conseguente ritorno alla lira. Anche se, al limite, lo scenario più probabile potrebbe essere rappresentato da una patrimoniale.
Vi allego qui sotto i passaggi principali dell'articolo:
"Gli investitori italiani che decidono di portare i soldi in Svizzera o in Austria ma anche quelli che hanno scelto fondi esteri attivi in Italia possono evitare i danni di un improbabile quanto disastroso ritorno alla lira.
Solo una residenza all’estero, invece, può evitare la tagliola di una patrimoniale, come quella evocata dal capo economista della Bundesbank.
Il rischio di ridenominazione, o più volgarmente di uscita dall’euro, è assai remoto. Sarebbe nullo, e soltanto accademico, se qualche esponente di governo o qualche tecnico (per usare un eufemismo) di area si astenesse di parlare di piano B e rimpiangere inesistenti verdi vallate monetarie del passato. Gli interessi sul debito ai tempi della lira erano più alti di adesso .
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è stato chiaro. «Vanno dissipate—ha detto Visco—le incertezze sulla partecipazione convinta dell’Italia all’Unione europea e alla moneta unica, incertezze che alimentano la volatilità sui mercati finanziari». E sono già costate un sensibile peggioramento del valore di mercato dei titoli di Stato, in totale 850 miliardi direttamente o indiretindirettamente di proprietà delle famiglie italiane. Negli anni Novanta circa 800 mila persone accesero mutui in Ecu, l’unità di conto che precedette l’introduzione fisica della moneta unica, e finirono, in seguito alla drammatica svalutazione della lira, per pagare fino al 30% in più. È prevedibile che la nuova valuta si deprezzi subito rispetto all’euro. Improbabile, se non impossibile, che accada il contrario. I nostalgici dei cambi flessibili sono convinti che le svalutazioni competitive facciano bene alle esportazioni. Gli studi dimostrano che l’effetto positivo sulla competitività non dura più di un anno mentre la perdita di valore del Paese—con tutto ciò che ne consegue—è quasi sempre irreversibile.Paesi con economie forti hanno valute forti. La nuova lira sarebbe più vicina alla lira turca che al dollaro americano.Gli italiani hanno in essere contratti per mutui, credito al consumo e altri prestiti per 628 miliardi, secondo i dati Banca d’Italia, aggiornati ad agosto
2018. Di questi 377 per il solo acquisto delle abitazioni. La«ridenominazione» potrebbe essere una catastrofe per milioni di famiglie in difficoltà o sul lastrico se i debiti, come è assolutamente probabile, rimanessero in euro. Chi ha investito in prodotti del risparmio gestito, che vale in Italia 2.054 miliardi secondo i dati Assogestioni di fine settembre, potrebbe essere invece, in larga parte
protetto da questo rischio. Se l’emittente del fondo o dello strumento finanziario è un soggetto straniero non dovrebbe teoricamente esserci alcun problema. Il timore più diffuso è però quello della patrimoniale.una patrimoniale italiana al 20% per ridurre il peso del nostro debito pubblico senza ricorrere ad eventuali aiuti comunitari.una patrimoniale non ci si difende portando i soldi all’estero.
Lo scambio dei dati sulla ricchezza finanziaria, dopo i recenti accordi che di fatto hanno messo la parola fine al segreto bancario per i non residenti, è ormai capillare."
Vi allego qui sotto i passaggi principali dell'articolo:
"Gli investitori italiani che decidono di portare i soldi in Svizzera o in Austria ma anche quelli che hanno scelto fondi esteri attivi in Italia possono evitare i danni di un improbabile quanto disastroso ritorno alla lira.
Solo una residenza all’estero, invece, può evitare la tagliola di una patrimoniale, come quella evocata dal capo economista della Bundesbank.
Il rischio di ridenominazione, o più volgarmente di uscita dall’euro, è assai remoto. Sarebbe nullo, e soltanto accademico, se qualche esponente di governo o qualche tecnico (per usare un eufemismo) di area si astenesse di parlare di piano B e rimpiangere inesistenti verdi vallate monetarie del passato. Gli interessi sul debito ai tempi della lira erano più alti di adesso .
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è stato chiaro. «Vanno dissipate—ha detto Visco—le incertezze sulla partecipazione convinta dell’Italia all’Unione europea e alla moneta unica, incertezze che alimentano la volatilità sui mercati finanziari». E sono già costate un sensibile peggioramento del valore di mercato dei titoli di Stato, in totale 850 miliardi direttamente o indiretindirettamente di proprietà delle famiglie italiane. Negli anni Novanta circa 800 mila persone accesero mutui in Ecu, l’unità di conto che precedette l’introduzione fisica della moneta unica, e finirono, in seguito alla drammatica svalutazione della lira, per pagare fino al 30% in più. È prevedibile che la nuova valuta si deprezzi subito rispetto all’euro. Improbabile, se non impossibile, che accada il contrario. I nostalgici dei cambi flessibili sono convinti che le svalutazioni competitive facciano bene alle esportazioni. Gli studi dimostrano che l’effetto positivo sulla competitività non dura più di un anno mentre la perdita di valore del Paese—con tutto ciò che ne consegue—è quasi sempre irreversibile.Paesi con economie forti hanno valute forti. La nuova lira sarebbe più vicina alla lira turca che al dollaro americano.Gli italiani hanno in essere contratti per mutui, credito al consumo e altri prestiti per 628 miliardi, secondo i dati Banca d’Italia, aggiornati ad agosto
2018. Di questi 377 per il solo acquisto delle abitazioni. La«ridenominazione» potrebbe essere una catastrofe per milioni di famiglie in difficoltà o sul lastrico se i debiti, come è assolutamente probabile, rimanessero in euro. Chi ha investito in prodotti del risparmio gestito, che vale in Italia 2.054 miliardi secondo i dati Assogestioni di fine settembre, potrebbe essere invece, in larga parte
protetto da questo rischio. Se l’emittente del fondo o dello strumento finanziario è un soggetto straniero non dovrebbe teoricamente esserci alcun problema. Il timore più diffuso è però quello della patrimoniale.una patrimoniale italiana al 20% per ridurre il peso del nostro debito pubblico senza ricorrere ad eventuali aiuti comunitari.una patrimoniale non ci si difende portando i soldi all’estero.
Lo scambio dei dati sulla ricchezza finanziaria, dopo i recenti accordi che di fatto hanno messo la parola fine al segreto bancario per i non residenti, è ormai capillare."
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