Le parole pronunciate dal numero uno della Banca Centrale penalizzano l'euro, che scivola ai minimi di due mesi. "I tassi sui bund tedeschi sono piu' bassi di quanto dovrebbero essere". Sui mercati cresce l'avversione al rischio.
New York - Sui mercati, nell'azionario ma sopratutto il valutario, stava tutto andando per il meglio, con la moneta unica sui livelli di $1,29 e le borse in buon rialzo dopo la vittoria di Obama alle elezioni presidenziali statunitensi. Poi ha aperto la bocca Mario Draghi.
Il banchiere centrale europeo ha ammesso che anche la Germania sta incominciando a sentire il peso della crisi del debito. E che i tassi sui bund tedeschi sono piu' bassi di quello che dovrebbero essere in realta'. E' la crisi che gli sta mantenendo su livelli bassi.
Come conseguenza l'euro e' sceso ai minimi di due mesi a quota $1,2750. Ieri aveva chiuso la seduta europea intorno a $1,29.
La dicotomia paradossale in cui e' intrappolata l'Europa assume una forma sempre piu' definita: la Germania, che e' il motore economico dell'Europa, ha bisogno di un euro piu' debole se vuole continuare a esportare i suoi prodotti con successo.
Il problema e' che piu' e' fiacca la moneta unica e piu' cresce il rischio implicito dell'area euro. Cio' mette in difficolta' i paesi dalle finanze piu' fragili della periferia e costringera' la Spagna a ricorrere ad aiuti esterni.
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