L'Italia ha ottenuto ieri 12 miliardi di euro in prestito dal mercato collocando BoT annuali e flessibili rispettivamente al 2,735% e all'1,644%, a un tasso medio del 2,41% e a fronte di una richiesta complessiva per 19 miliardi. Soltanto un mese fa, per raccogliere 7 miliardi vendendo Buoni a 12 mesi, il Tesoro aveva dovuto pagare il 5,95% con un imbarazzante rendimento massimo al 5,994 per cento.
La prima asta di titoli di Stato italiani del 2012, tanto nei numeri della domanda quanto nei tassi di assegnazione, ha così certificato il progressivo ritorno alla normalità sul rischio-Italia, che risulta oramai depurato sulla parte a brevissimo termine della curva dei rendimenti da qualsiasi irrazionale terrore di default imminente.
Il crollo dei rendimenti ha colpito positivamente gli addetti ai lavori per la sua entità, inattesa. Il BoT annuale è calato a picco, al 2,735% dal 5,95% dell'asta di dicembre, più che dimezzato (-3,217%). Il risultato ha sorpreso favorevolmente i traders perchè è andato molto meglio delle previsioni prevalenti che erano comunque già impostate su esiti positivi in virtù dell'abbondante liquidità e del calo tra 200 e 300 centesimi di punto percentuale registrato sul secondario dei BoT nell'ultimo mese, anche rispetto al tasso overnight Eonia e al tasso swap.
Oltre al fattore "LTRO" (lo speciale rifinanziamento accordato alle banche dalla Bce con durata di tre anni all'1%), gli operatori stanno rilevando comunque una schiarita nella valutazione del rischio-Italia. Secondo gli analisti di Unicredit, «l'asta riflette un grande miglioramento del market sentiment» nei confronti dell'Italia, oltre all'enorme liquidità. «L'ottimo risultato delle aste ha spinto verso il basso i rendimenti anche sul mercato secondario», ha commentato Intesa SanPaolo: lo spread tra BTp e Bund ha chiuso sotto la soglia dei 500 punti per la prima volta dallo scorso 22 dicembre, tornando a quota 479,64 punti, dopo aver toccato un minimo nel corso della seduta a 471. Il rendimento dei BTp decennali è calato in chiusura al 6,63% dopo aver aperto poco sotto la soglia del 7 per cento. Il BTp a tre anni, in asta oggi, è sceso temporaneamente sotto il 5%, chiudendo per Reuters al 4,65% per poi risalire in serata attorno al 5%.
Sono stati notati in entrata sui BTp flussi di ordini di acquisto non speculativi. «Potrebbe innescarsi adesso un meccanismo positivo, dove chi va lungo guadagna e chi va corto perde, un circolo virtuoso all'opposto di quanto è accaduto sui titoli di Stato italiani tra il luglio e il settembre del 2011», ha pronosticato Luca Jellinek, capo strategist sui tassi d'interesse europei per Crédit agricole Cib, secondo il quale il mercato potrebbe ora girarsi positivamente per i titoli di Stato italiani, premiando chi prende posizione e si espone sul rischio Italia, attraendo quindi acquisti dagli investitori istituzionali finali, il "real money", e costringendo chi è andato corto a ricoprirsi. Un meccanismo che si autoalimenta con il rialzo dei prezzi e il ribasso dei rendimenti, al contrario di quanto accaduto dalla scorsa estate fino al picco dello spread BTp/Bund toccato a quota 575 in novembre.
L'offerta dei Buoni ieri è andata bene anche sul fronte della domanda. Il BoT a 12 mesi è stato richiesto per 12,523 miliardi, con un rapporto di copertura non strabiliante (1,473 volte) ma buono e genuino tenuto conto dell'importo in offerta superiore a quello in scadenza. I rapporti di copertura sventolati ieri nell'asta spagnola, tra 2,2 volte e 1,7 volte, hanno convinto di meno perchè stando a voci di mercato i Bonos sarebbero stati venduti per 10 miliardi contro i circa 5 attesi integralmente alle banche spagnole, che hanno acquistato a prezzi stracciati rispetto al secondario.
Il BoT flessibile ha messo a sua volta in mostra un bid-to-cover elevato, 1,8 volte (6,485 miliardi richiesti), ma il Tesoro non ha raccolto più di quanto programmato come ha fatto la Spagna: una politica prudente, quella italiana, in vista delle prossime aste. L'anno scorso, in ottobre e settembre, il Tesoro aveva abbinato i BoT flessibili (scadenze non standard e importi di 3 e 2,5 miliardi) ai BoT tradizionali, rispondendo a esigenze specifiche dei tesorieri: ma qualcuno si era lamentato per il peso eccessivo della quantità complessiva in offerta. Non è andata così ieri. Il nuovo BoT flessibile scade il prossimo 31 maggio, mese in cui dovranno essere rimborsati solo BoT a 6 e 12 mesi per un totale di 15,2 miliardi, dopo il capitolo delle maxi-scadenze di BTp, CcT e CTz tra febbraio, marzo e aprile.
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