L'avvertimento riguarda fino a 58 banche dell'Unione europea che vanno da Unicredit a Deutschbank. Tali misure potrebbero, sempre secondo il Fmi, tagliare la crescita del 2013, il prossimo anno, per la Grecia, Cipro, l'Italia, il Portogallo e la Spagna, insomma per i paesi periferici dell'Eurozona.
"L'intensificazione della crisi si è manifestata in flussi di capitali in uscita dalla periferia ai paesi core, a un ritmo che tipicamente è associato alle crisi valutarie - si legge nel Global Financial Stability Report, diffuso oggi - Ripristinare la fiducia tra gli investitori privati è fondamentale per la stabilizzazione dell'Eurozona".
I media Usa scrivono: "l'elemento più di rilievo del rapporto è l'ammissione che il Fondo stava solo scherzando quando sei mesi fa, nell'aprile di quest'anno, disse che l'outlook peggiore avrebbe visto le banche europee attuare misure di deleveranging al ritmo di $3.800 miliardi fino alla fine del 2013", o nei prossimi 14 mesi: ora questo numero è superiore +18%, e corrisponde alla cifra gigantesca di $4.500 miliardi (il 12% degli asset bancari). Questo è quanto debito le banche europee dovranno continuare a smobilizzare nel caso in cui l'Europa adotterà 'politiche deboli', continuando dunque a posticipare le riforme fiscali, dunque le misure di austerity. Anche lo scenario di base non è molto meglio, in quanto il deleveraging sarebbe sempre alto, pari a $2.800 miliardi".
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