Chi e' stato spinto a investire in asset a rischio, come Parmalat, Cirio e Lehman, potra' rifarsi. Risarcimento se mancano informazioni adeguate. L'entita' della condanna in base all'entita' degli interessi maturati.
da: Wsi
Roma - Chi e' stato spinto a investire in asset a rischio, come Parmalat, Cirio e Lehman Brothers, ora potra' rifarsi. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli istituti di credito dovranno rimborsare i risparmiatori nel caso in cui le informazioni fornite non siano state sufficienti, nel rispetto della legge.
E' un brutto colpo per le banche e una manna per migliaia di risparmiatori. La Corte suprema ha preso come caso esemplare quello dei risparmiatori a cui sono stati venduti i famigerati tango bond argentini: una banca, ritenuta colpevole, era stata costretta a risarcire due risparmiatori che avevano investito ben 169.000 euro in titoli di stato.
Una volta che e' stato dimostrato che il default della nazione sudamericana era ampiamente prevedibile, e' stato facile dimostare che le banche avevano il dovere di informare i propri clienti dell'elevato rischio dell'investimento. E non solo dei ritorni da sogno che questo poteva offrire.
Nel caso in questione, l’istituto di credito non aveva adeguatamente informato i clienti dei rischi dell'operazione, pur avendo la consapevolezza dell'imminenza del crack in Argentina, come ricorda Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori.
Nel fare ricorso, la banca si era difesa, sottolineando che i clienti avevano sottoscritto un documento, accettando dunque le condizioni di investimento. Ma secondo gli ermellini il modulo in questione, non e' causa di esclusione della responsabilita' della banca perche' "la sottoscrizione di un modulo per quanto testualmente affermato nella decisione, in ordine alla propria consapevolezza, conseguente alle informazioni ricevute, della rischiosita' dell’investimento e della inadeguatezza dello stesso rispetto al suo profilo di investitore, non costituisce dichiarazione confessoria, in quanto è rivolta alla formulazione di un giudizio e non all’affermazione di scienza e verità di un fatto obiettivo".
L'entita' della condanna variera' in base alla portata degli interessi maturati. Se infatti, spiega D'Agata, il giudice di prima istanza aveva condannato l'istituto di credito a pagare i soli interessi a partire dalla data della domanda giudiziale sino a quella dell'effettivo rimborso, "in Appello gli interessi venivano fatti decorrere dalla data dell’investimento."
Alla luce di tale decisione, un vero punto di svolta in materia, D’Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", ha invitato tutti coloro che hanno investito in prodotti ad alto rischio, come i bond greci, di avvalersi del supporto degli esperti dello "Sportello", per avviare tutte le azioni a propria tutela al fine di riprendersi il maltolto.
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