Roma - Dopo la situazione di insofferenza che ha caratterizzato i mercati nelle ultime settimane, sulla scia del riacutizzarsi dei timori sulla crisi dei debiti sovrani, "si sta tornando ora a una situazione di equilibrio. Un equilibrio, precisamente, tra l'ottimismo eccessivo che gli investitori avevano mostrato agli inizi dell'anno, scommettendo su una forte crescita negli Usa e su una soluzione rapida delle questioni europee, e un pessimismo anch'esso esagerato". La situazione non è tragica come molti temono, anche se la presenza del rischio nella situazione attuale deve essere sempre considerata dagli investitori nella costruzione del loro portafoglio. Parla a Wall Street Italia Alessandro Fugnoli, strategist presso Kairos Partners SGR.
WSI - L'Europa e i conti pubblici disastrati dei paesi periferici sono tornati al centro dell'attenzione degli operatori. Qual è la fase specifica che i mercati stanno vivendo in questo momento?.
Fugnoli - La situazione ora è sospesa. Chi vuole operare in Borsa, deve tenere in considerazione che la crisi del Vecchio Continente durerà anni. L'Europa è vicina al capolinea per come l'abbiamo conosciuta fino a oggi; ci troviamo infatti in una fase di rivisitazione e di ripensamento di quel modello sociale e di sviluppo che hanno fatto parte del suo Dna per tanti anni. I cambiamenti strutturali che il Vecchio Continente sta attraversando avverranno in modo molto lento, visto che al momento è esclusa la soluzione di una svalutazione dell'euro (che a mio avviso non avrebbe comunque un forte impatto).
La crisi si può riacutizzare in qualsiasi momento. Finora quattro sono stati i paesi europei che con i loro problemi hanno sconvolto i mercati. Mi riferisco alla Grecia; poi alla Irlanda; infine all'Italia e ora alla Spagna. E non è detto che altre scosse non si ripresentino, visto che questa crisi ha una natura strutturale. Non escludo che la prossima a far parlare di sè sia la Francia (come accaduto ieri, con i rumor si mercato).
WSI - Immaginando un portafoglio di investimento generico, considerando anche i BTP, le azioni, le materie prime e il cash, come potrebbe avvenire la ripartizione?.
Fugnoli - Sarei neutrale sull'azionario, e terrei il debito italiano, ma per una quota non superiore al 20%. Interessanti sono poi i bond di alcuni mercati come Australia e Canada, mentrenon investirei in Bund tedeschi, anche perchè ricordiamoci che la Germania non è un paese poco indebitato, visto che la soglia del debito è cresciuta dal 60% all'80%. Comprerei oro nel caso in cui scendesse. In generale, ritengo che il mercato azionario sia ora equilibrato e che vivrà una fase laterale fino all'estate. Nella seconda parte dell'anno, in caso di ritracciamento, si potrebbe poi tornare a riposizionarsi sulle borse. Sugli investimenti in cash, terrei i contanti non come componente strutturale, ma semplicemente come serbatoio di liquidità a cui attingere in caso di ribassi delle piazze azionarie.
WSI - Dovendo scegliere tra mercato azionario americano ed europeo?
Fugnoli -Dipende ovviamente dalla propensione al rischio, in quanto non si può prescindere da essa. Possiamo dire che stare in Europa significa 'rischiare l'infarto'. Ma proprio perchè gli operatori interpretano le notizie europee alla stregua di annunci di vita o di morte, nel caso in cui i primi dovessero avere la meglio, i mercati segnerebbero un forte recupero. Investire su Wall Street è invece una soluzione 'senza infarto'. Ricordiamo che i listini azionari Usa presentano unBeta elevatissimo, il che significa che se le cose vanno bene outperformano e viceversa. Wall Street è una scelta per chi cerca un compromesso tra una situazione di volatilità non eccessiva e un'esposizione alla crescita.
WSI - Un consiglio operativo per gli investitori?
Fugnoli - Sono finiti i tempi in cui l'asset sicuro era quello considerato stabile. In questo mondo nuovo abbiamo visto come ciò che è reputato stabile può crollare da un momento all'altro. Il concetto di pericoloso deve essere oculatamente rivisitato.
WSI -Tornando all'opzione di svalutazione dell'euro, secondo lei non sarebbe un'ottima soluzione per salvare l'Europa dai suoi problemi?
Fugnoli - Non penso che sarà questa la strada che la Bce intraprenderà; in realtà non sono neanche sicuro dell'efficacia di un deprezzamento della valuta. Intanto, viviamo una realtà in cuitutto il mondo vuole svalutare e dunque, se l'Eurozona prendesse tale scelta, potrebbe essere accusata anche di rubare la crescita. E' importante ricordare infatti che, considerando l' Eurozona intera - ripeto, Eurozona, non i singoli paesi - il livello delle partite correnti nel complesso è in pareggio. Dunque come potrebbe la Bce giustificare una svalutazione dell'euro di fronte ai propri partner commerciali? Inoltre: se per l'Italia, che accusa problemi di competitività, l'euro è fortissimo, per la Germania l'euro è debole. In ogni caso, anche se i tassi di rifinanziamento fossero portati allo 0,50% dall'1%, la reazione non sarebbe forte. Quanto conta è infatti lo spread tra i tassi a cui le banche prendono a prestito denaro e quelli a cui erogano i loro prestiti.
WSI - In un recente editoriale pubblicato sul New York Times, il premio Nobel per l'economia Paul Krugman ha detto senza mezzi termini che l'Europa si sta suicidando, accusando il continente di prostrare ulteriormente un'economia inginocchiata dalle misure di austerity e puntando il dito contro la Bce, che starebbe agendo solo in base alla parola di Berlino.
Fugnoli - Krugman dà quasi per scontato il fallimento. Ma io aspetterei due anni per vedere quelli che saranno i risultati del modello tedesco, prima di reputarlo fallimentare. Sicuramente, questo modello punta in un certo senso a una sorta di deglobalizzazione; con le misure di austerity, ogni paese è chiamato infatti a essere responsabile di se stesso, a risolvere i problemi di casa da solo e le crisi nazionali diventano meno sistemiche ma più interne al singolo caso".
WSI - A proposito di crisi interne al paese. Il Fatto Quotidiano ha scritto un articolo che mette in luce come la Bce sia in trappola. Nonostante i finanziamenti che ha versato per risollevare il sistema finanziario europeo, a comprare i titoli di stato dei paesi periferici sono infatti solo i Piigs. Bond italiani acquistati prevalentemente da banche italiane, insomma, e smobilizzati da Francia e Germania. In questo modo è stato messo in evidenza come i destini delle banche saranno sempre più intrecciati a quelli dei bond dei paesi di appartenenza. Non è questo un male?.
Fugnoli - A mio avviso no. E questo perchè ripeto, in questo modo, le crisi nazionali saranno meno sistemiche. Se i bond italiani saranno detenuti per esempio soprattutto dall'Italia e non più presenti come prima nei portafogli di banche francesi e tedeschi, il problema ovviamente sarà più circoscritto. E' importante sottolineare poi che le ipotesi di default saranno meno attraenti per i governi , se i creditori risulteranno essere domestici e non stranieri.
WSI - Lei crede che l'ipotesi di un default per l'Italia, viste le recenti tensioni sui mercati dei titoli di debito, sia tornata a essere più concreta? .
Fugnoli - Al momento no, non sono affatto allarmato sul destino dell'Italia. Certo, le previsioni potrebbero cambiare in caso di crisi globale, o se i paesi uscissero dal percorso che è stato disegnato per abbassare i debiti.
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