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L'allarme lanciato da Fitch Ratingsv nel Rapporto dedicato all'ipotetica uscita di uno Stato membro dall'Eurozona
MILANO - Un Paese che decidesse di lasciare l'Eurozona si troverebbe a dover affrontare «forti effetti negativi da recessione, inflazione, mancanza di credito, restrizioni sui depositi bancari e controlli sui capitali, così come instabilità politica e sociale». Instabilità e povertà a effetto domino è lo scenario disegnato da Fitch Ratingsv nel Rapporto dedicato all'ipotetica uscita di uno Stato membro dall'Eurozona . «Ne potrebbe derivare», si legge nel rapporto «un forte effetto di contagio, con conseguenti tagli ai rating sovrani, in altri Paesi dell'Eurozona che a loro volta alimenterebbero il circolo vizioso con il Paese in uscita».
IL CONTROLLO DI UE E BCE - Questo nel caso in cui l'uscita avvenisse in modo «disordinato», sostiene Fitch, che indica la Grecia come la candidata più probabile. Vale a dire in uno scenario in cui Ue e Bce non riescano a controllare la situazione con risparmiatori e investitori in altri Paesi periferici che danno il via a una fuga dai depositi bancari e di capitali e con chiusura del mercato dei capitali per il Paese in questione. Questo tipo di contagio «richiede un sostegno finanziario su grande scala da parte della Bce e, potenzialmente, dai fondi salva-Stati Efsf/Esm, verso la periferia dell'Eurozona con un conseguente forte aumento degli oneri per i Paesi '"core" dell'euro». Per Fitch Ratings «è altamente improbabile che si arrivi a uno smembramento totale e a un crollo dell'euro» nel suo insieme visti «gli enormi costi finanziari e politici collegati a un tale evento e il forte impegno politico nei confronti della Uem».
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