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Parla il Premio Nobel per l'Economia Gary Becker, in un colloquio con Wall Street Italia. Atene? Meglio che esca dall'Eurozona, sarebbe il male minore. Italia: euro troppo sopravvalutato per il rilancio della competitività. Ecco cosa accadrebbe se Berlino tornasse al marco. L'ipotesi "cancellazione" dei debiti. Intervista di Laura Naka Antonelli
Roma - Grecia fuori dall'euro? Meglio per tutti ma soprattutto per il paese ellenico, che dopo meno di due anni riuscirebbe a beneficiare della dracma rilanciando la propria competitività. Inutile continuare di questo passo, insomma: con la Grecia nell'Eurozona, nessuno vincerà. Cosa dire invece dell'ipotesi, presentata da alcuni economisti, di un'uscita della Germania dal blocco dei paesi che utilizzano la moneta unica? "Buon per lei, ma collasso per l'Eurozona intera". Parla Gary Becker, Premio Nobel per l'Economia nel 1992, al momento professore presso il dipartimento di Economia e Sociologia della University of Chicago.
WSI - La Grecia continua a essere il dramma quotidiano dell'Europa: il caos politico, le imminenti elezioni a giugno, i sondaggi che affermano come i greci vogliano rinegoziare i termini del piano di salvataggio concesso da Ue-Bce-Fmi innervosiscono i mercati. Ritiene che debba essere fatto il possibile per far rimanere il paese nell'Eurozona?
Becker - Assolutamente no. A mio avviso, anzi, tutti starebbero meglio senza la Grecia nell'Eurozona, in primis Atene stessa. Il punto è che ci vorrebbero davvero troppi anni prima che il paese riesca a rispettare le misure di austerity imposte dalla Germania. Un'agonia eccessiva. Se invece si alzasse bandiera bianca, se la Grecia uscisse dall'Eurozona, certo la transizione sarebbe difficile ma l'economia, invece di soffrire per anni, attraverserebbe un periodo di crisi di 18 mesi circa, poi la svalutazione della dracma aiuterebbe il paese a rimettersi in carreggiata e diventare più competitivo.
WSI - C'e' poi l'ipotesi secondo cui sarebbe meglio fosse invece la Germania a lasciare l'euro: sia perchè gli altri stati membri, sotto la guida francese, potrebbero approntare misure meno incentrate sul rigore, sia perchè vari sondaggi mettono in evidenza come il 50% dei tedeschi ritiene che rimanere nell'Eurozona porti più svantaggi che vantaggi
Becker - Lo credo bene. In effetti, la permanenza all'interno dell'Eurozona non è vitale per la Germania. Un'uscita dal blocco a 17 e il ritorno al marco rafforzerebbero notevolmente la valuta tedesca, facendola diventare tra le più forti al mondo. Diverso il discorso per i paesi rimanenti. Senza la Germania, non andrebbero da nessuna parte, e il risultato sarebbe senza alcuna ombra di dubbio il collasso dell'Eurozona. D'altronde, qual è l'economia più solida in Europa? La Germania. L'economia francese sta rallentando il passo e la Francia non potrebbe prendere il posto di traino che oggi spetta ai teutonici. Per non parlare degli altri paesi europei.
WSI - Cosa ne pensa dell'ipotesi di una "cancellazione" del debito? Di una versione globale tipo "Brady Plan" che svalutasse una parte anche consistente dei debiti di paesi in condizioni di maggiore difficoltà?
Becker - Non c'è bisogno di un piano globale, perchè alla fine il problema è in Europa. E' vero, anche gli Stati Uniti dispongono di un debito elevato, ma la situazione non è tragica come nel Vecchio Continente. Un tipo di "Brady Plan" è stato già messo in atto in relazione al caso Grecia, attraverso la svalutazione dei bond posseduti dagli investitori esteri. Ma non è stato fatto abbastanza: le svalutazioni avrebbero dovuto essere più forti, il taglio del debito più incisivo.
WSI - Una soluzione del genere potrebbe essere utilizzata per risolvere l'elevato debito italiano e i problemi che attanagliano gli altri paesi periferici Ue?
Becker - Il problema italiano non è certamente grave come quello della Grecia e aspetterei di vedere i risultati del lavoro messo in atto dal premier Mario Monti. Ma sì, se la situazione peggiorasse nell'intera Europa, si potrebbe pensare di applicare un "Brady Plan" anche all'Italia. Ribadisco tuttavia che si tratta di un'opzione da utilizzare quando tutte le altre si sono confermate inefficaci, in quanto una "acnecllazione" del debito impedirebbe poi ai paesi beneficiari di accedere al mercato per ottenere credito in futuro. Non una cosa di poco conto.
WSI - A questi livelli, l'euro non rimane troppo sopravvalutato per l'Europa? Se scendesse ulteriormente nei confronti del dollaro, non sarebbe meglio per tutti?
Becker - Dipende caso per caso. Per l'Italia, la moneta unica è sicuramente sopravvalutata. Se scendesse ulteriormente, la competitività del paese migliorerebbe. Fermo restando che nel caso specifico il problema principale è sicuramente l'evasione fiscale. E' quello il nodo che l'Italia deve sciogliere.
WSI - Cosa ne pensa delle performance delle economie Usa e della Cina? Il loro rallentamento è preoccupante per la crescita dell'economia globale?
Becker - Non si può certo dire che gli Stati Uniti stiano riportando una buona performance. Certo, il ritmo di crescita della congiuntura è al di sotto del potenziale. Il presidente americano Barack Obama avrebbe potuto fare sicuramente di più e, sicuramente il suo continuo puntare il dito contro i ricchi ha scoraggiato gli investimenti. In più, le sue politiche fiscali e di stimolo non sono state sufficienti. Tanto che quella che sta vivendo l'America è la ripresa da un periodo di recessione più lenta e fiacca dalla Seconda Guerra Mondiale. Detto questo, la congiuntura Usa viaggia a un tasso accettabile in questo contesto. Sulla Cina, non mi sembra proprio il caso di preoccuparsi, visto che il Pil segna un +8% su base annua. Potrà scendere al +7,7%, ma nel medio-lungo termine sarà sempre uno sviluppo solido.
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