Milano - Non è passata neanche una settimana da quando si inneggiava allo smorzarsi delle tensioni sui mercati dei titoli di stato europei, e da quando lo spread Btp-Bund a dieci anni arrivava a testare i minimi da agosto a quota 275 punti base (esattamente, tutto ciò avveniva venerdì scorso). Ma da ieri il sentiment sembra del tutto cambiato, con le paure sulla crisi dei debiti sovrani europei che si sono riaffacciate di nuovo con forza. A Piazza Affari, il Ftse Mib è arrivato a scivolare anche sotto la soglia dei 16.400 punti, per poi oscillare nel finale sopra tale livello e chiudere a -1,70%.
Non fanno molto meglio le altre piazze europee, Londra -0,78%, Francoforte -1,21%, Parigi -1,41%, l'indice di riferimento Eurostoxx 50 cede -1,38%.
Stavolta i riflettori sono puntati soprattutto sulla Spagna, dopo l'avvertimento di Willem Buiter, analista di Citi, che ha detto che il paese non è stato mai così vicino al default. La dichiarazione ha avuto un effetto zavorra sui bond periferici dell'Unione europea e sia i rendimenti dei titoli spagnoli che quelli italiani sono schizzati verso l'alto. Ma le nubi si sono di nuovo addensate anche sull'Italia, colpita dalla nota di Moritz Kraemer, responsabile del debito sovrano dell'agenzia di rating Standard & Poor's. Kraemer, in particolare, ha affermato che il paese rimane il rischio maggiore dell'Eurozona.
Il differenziale tra rendimenti di BTP decennali e omologhi tedeschi continua a salire dopo aver superato la soglia dei 300 punti base nella giornata di ieri e inanella un nuovo record intraday a 322 punti. Nel finale, lo spread torna a 316,81 punti, comunque in rally +5,19%. Rendimenti BTP decennali anch'essi in forte crescita, +1,82 al 5,09%, dopo essere arrivati a un massimo intraday del 5,12%. Non smettono di puntare verso l'alto neanche i tassi sui bond spagnoli a 10 anni, sul filo del 5,50%, un livello che non hanno toccato dallo scorso gennaio.
Il cds sul debito governativo spagnolo (credit default swap ) si allarga anch'esso fino a 429 punti base: è il record dagli inizi di gennaio. Spagna dunque nel mirino degli investitori che, oltre al debito, guardano a un'economia sempre più zoppicante, a un tasso di disoccupazione che continua a balzare: di fatto, il mercato sta perdendo progressivamente la fiducia sulla capacità del governo di riuscire a sanare i propri conti pubblici.
L'indice europeo di riferimento Stoxx Europe 600 scende così per la quarta sessione consecutiva anche se la sua performance dagli inizi dell'anno rimane in rialzo, con +9,5%.
Ma a pesare sull'azionario sono anche le preoccupazioni che riguardano l'intero scenario economico globale, in particolare la Cina. Non è infatti affatto confortante l'indice preliminare Pmi del paese, che misura la performance dell'attività manifatturiera del paese del Dragone, e che a marzo si è attestato a 48,1, i minimi dallo scorso novembre, e al di sotto della soglia a quota 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione e fase di espansione dell'attività economica. A peggiorare il sentiment è poi anche il dato sul Pmi in Eurozona, sceso a 48,7 punti, contro i 49,3 punti precedenti, confermandosi sotto quota 50, dunque in fase di contrazione. Gli analisti avevano previsto un dato migliore, pari a 49,8 punti.
L'impatto dei dati negativi, o meglio da recessione, è stato avvertito soprattutto dall'euro, che è arrivato a scivolare contro il dollaro toccando il minimo intraday a $1,3140. Al momento il rapporto euro/usd è piatto però a $1,3197 (-0,09%), mentre contro lo yen la moneta unica scivola -1,19% a JPY 108,83, dopo aver testato un minimo intraday a JPY 108,68. Rapporto dollaro/yen -1,1% a JPY 82,47.
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