
Le difficoltà in banca. Le banche sono diventate iperprudenti, chiedono mille garanzie, unite alla sottoscrizione di onerose assicurazioni. Inoltre in una situazione di crisi come quella attuale, con l’euro considerato ancora a rischio, nonostante gli sforzi dei governi europei e della Ue, i tassi d’interesse volano. "Per parare i colpi del mercato impazzito — accusa sul numero di gennaio Valori, il mensile promosso da Banca Etica — le banche alzano i tassi d’interesse sui mutui, ben oltre la percentuale concordata con i clienti. Senza preavviso e anche a pochi giorni dal rogito, quando per i clienti è impossibile tornare indietro, se non perdendo la possibilità di acquistare l’abitazione, e la caparra versata". A questo si aggiungono le assicurazioni immobiliari, che coprono i casi gravi di impossibilità di ripagare il prestito, e che sono diventate ormai di fatto obbligatorie: un business da 2,5 miliardi di euro l’anno.
I dati sul rallentamento. Gli ultimi dati della Banca d’Italia (che si riferiscono a novembre) mostrano un forte rallentamento del tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato, sceso al 3,5% dal 4,2% di ottobre. Il rallentamento ha riguardato sia i prestiti alle famiglie (3,9% contro il 4,3% di ottobre) sia quelli alle società non finanziarie (4,4% dal 5,3% di ottobre). Mentre i tassi d’interesse sui mutui per l’acquisto di abitazioni sono arrivati al 3,98% dal 3,81 di ottobre. Secondo Federabitazione negli ultimi mesi il 40% delle richieste di mutuo inoltrate da possibili acquirenti di abitazioni alle banche "ha ricevuto esito negativo e, nei casi di risposta positiva, il mutuo è stato concesso per un importo significativamente ridotto rispetto alla richiesta iniziale". Una circostanza che mette comunque in forte disagio il potenziale acquirente, che deve provvedere a coprire il saldo prezzo con mezzi propri o, ove non ne disponesse, a rinunciare all’acquisto.
Le banche negano o minimizzano. Però le banche negano. Anzi, nella maggior parte dei casi, si negano: Repubblica.it ne ha interpellate diverse, ma sulla questione preferiscono non intervenire. Con rare eccezioni. Questa la posizione del Monte dei Paschi di Siena: "La riduzione di richieste di mutuo (—50% a dicembre 2011 rispetto a inizio anno) è dovuta essenzialmente alla prudenza dei clienti che, in chiara congiuntura di crisi, mostrano una propensione all’indebitamento nettamente inferiore al recente passato. Il trend, riteniamo, durerà fino a tutto il I trimestre 2012. Un decremento di richieste così spiccato coinvolge non solo le classi meno abbienti (giovani, immigrati) ma anche e soprattutto il ceto medio che, nel presente momento caratterizzato da incertezza economica, rinvia, se possibile, gli impegni finanziari e le progettualità più significative: tra queste vi è senz’altro l’acquisto dell’abitazione sia essa prima o seconda casa". Il calo del 50% nelle richieste di mutuo a dicembre rispetto a gennaio 2011 è riscontrato anche da Unicredit, che lo considera come il Montepaschi un effetto diretto del contesto economico, "che da una parte rende insicuri i consumatori e dall’altro aumenta i costi per il sistema bancario". E tuttavia "il calo delle richieste di finanziamenti è, proporzionalmente, più elevato di quello delle erogazioni". Per un vero cambiamento, concordano le banche, bisognerà aspettare un calo dello spread e quindi dei tassi d’interesse applicati alla clientela, favorito da un ritorno della fiducia nei mercati".
Credit crunch o scoraggiamento delle famiglie? In effetti il barometro di Crif segnala una fortissima diminuzione delle richieste di mutui per acquistare la casa: meno 19% nel 2011 rispetto al 2010, un dato negativo che interrompe la tendenza al rialzo registrata nei due anni precedenti (+1% nel 2010 e +7% nel 2009). Questo 19% è però solo una media: la situazione si è fortemente aggravata nel corso dell’anno. Se infatti a gennaio il calo delle richieste era dell’1% rispetto allo stesso mese del 2010, a febbraio del 2% e a marzo del 7%, già ad aprile arrivava a 15 per poi arrivare a — 33% a ottobre, - 46% a novembre e — 49% a dicembre. "A fronte di una domanda ancora negativamente influenzata da una elevata incertezza anche l’offerta di credito si è indebolita, condizionata anche da politiche di erogazione che negli ultimi anni sono state più caute e selettive".
Una corsa a ostacoli. Le famiglie infatti si scoraggiano perché le condizioni dei pochi mutui offerti sono scoraggianti: gli spread sono volati, rendendo le rate molto onerose. "Quella della dissuasione tramite aumento del prezzo è la leva più comune che le banche usano nei momenti di difficoltà — conferma Stefano Rossini, amministratore delegato del broker on line MutuiSupermarket — E’ da aprile infatti che stanno aumentando gli spread medi: il variabile è cresciuto dall’1,20% di marzo al 3,30% attuale, per i fissi si è passati dallo 0,95 al 3,60. Aumenti di quasi il 300 per 100 negli ultimi otto mesi, e questo riguarda le migliori offerte, ci sono anche offerte che arrivano al 5 o al 6%.
Inoltre c’è un inasprimento delle condizioni di credito: i criteri creditizi diventano più stringenti, per esempio se di solito la rata del mutuo non deve superare il 45% del reddito dei richiedenti, molte banche stabiliscono che non debba superare il 30%. Per i giovani under35 una volta bastava avere un contratto non atipico, a tempo indeterminato, adesso sempre più spesso si richiede l’intervento di garanti, che sono poi di solito i genitori. Molte banche allungano i tempi di delibera, che si dilatano così tanto che i clienti che non hanno una compravendita in corso, ma devono piuttosto fare una surroga o sostituire il mutuo lasciano perdere".
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