giovedì 7 luglio 2011

Imposta di bollo - Supertassa sui Bot

Carissimi,
come ben saprete la manovra finanziaria avrà impatto sui nostri risparmi. 

Uno dei principali interventi sarà sul dossier titoli. Il provvedimento inserito nella manovra appena varata dal governo prevede che l'imposta di bollo passi dagli attuali 34,20 euro all’anno fino a 120 euro. È solo un primo passo: dal 2013 l’imposta diventerà di 150 euro per i depositi fino a 50 mila euro e di 380 euro per i dossier con titoli di valore superiore.

Nell’articolo qui sotto si evidenzia come chi possiede BOT/BTP/OBBLIGAZIONI di importo non elevato rischia di trovarsi con un rendimento negativo.
Sarà la fuga dai BOT? Come conviene muoversi in base a questo nuovo scenario? Quali tipi di investimento verranno avantaggiati e quali svantaggiati?
Chi volesse approfondire questi discorsi non esiti a contattarmi.

Supertassa sui Bot: su 10mila euro si perdono tre quarti del reddito

Ecco gli effetti dell'aumento dell'imposta di bollo sui conti titoli. Colpiti soprattutto i piccoli risparmiatori. Allarme degli operatori: operazione miope, si rischia la fuga dai titoli di Stato di GIULIANO BALESTRERI


Supertassa
              sui Bot: su 10mila euro si perdono tre quarti del reddito
MILANO - Fuga dai titoli di Stato. Più che il remake di "Fuga da Alcatraz", rischia di essere l'effetto della manovra 2011-2014 che ridurrà al minimo la rendita di Bot, Cct e Btp, soprattutto per i piccoli risparmiatori. 

Un'operazione "miope, di breve periodo" secondo gli addetti ai lavori perché "a queste cifre - spiega un operatore - gli italiani dovrebbero preferire i fondi comuni aperti sperando in rendimenti migliori. E, in effetti, fare peggio sarebbe difficile". Soprattutto se il capitale del piccolo risparmiatore non supera i 10mila euro. Una cifra che se investita oggi in Bot rende 152,5 euro netti l'anno (il rendimento lordo è al 2,14%), ma che dopo il decreto scenderà a 66,7 euro (con una perdita del 56,3%). E nel 2013 calerà addirittura a 36,7 euro (-76%).

Un effetto legato al progressivo aumento del bollo d'imposta sul dossier titoli, che aumenterà subito da 34,2 a 120 euro per arrivare a 150 nel 2013. Con il paradosso che a rimetterci sarebbero proprio i piccoli risparmiatori, perché con l'aumentare dell'esposizione finanziaria l'impatto dell'imposta si diluisce. E così 25mila euro investito che oggi valgono 432,3 euro netti, sono pronti a scendere 346,5 dopo la manovra (-20%) e a 316,5 euro nel 2013 (-27%).

Sopra 50mila euro, poi, nei piani dell'esecutivo, c'è un nuovo scoglio: la tassazione sale a 120 euro subito dopo l'approvazione del decreto e a 380 euro dal 2013. Con un'evidente sperequazione tra chi puòinvestire tanto e chi no. Più si sale, meno è forte l'incidenza dell'imposta.

E così la mossa del governo rischia di trasformarsi in un'arma a doppio taglio perché i titoli di Stato sono lo strumento principe per finanziare il proprio debito. In questo modo, invece, il rischio è proprio quello di allontanare i propri finanziatori. Ecco perché - a giudizio di molti - la proposta del governo pare una mossa ancorata esclusivamente al breve periodo. Anche perché autorevoli fonti bancarie contestano i numeri presentati nella relazione tecnica della manovra.

Secondo il ministero dell'Economia, che cita una ricerca Eurisko, il 26% dei correntisti avrebbe un conto titoli con una cifra che si aggirerebbe oltre i 10 milioni di clienti. A queste cifre l'incremento dell'imposta di bollo a 120 euro per il 2011 e il 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50mila euro dal 2013 (380 euro per i depositi con valore superiore), determinerebbe un incremento del gettito nell'arco dei prossimi quattro anni di 8,8 miliardi.

Eppure sono proprio le fonti bancarie a spiegare che i conti titoli sono meno, circa 8 milioni dove sono depositati 236 miliardi di euro in titoli di Stato per un ammontare medio di 29mila euro. A queste cifre lo sforzo richiesto ai piccoli risparmiatori arriverebbe, a regime, un miliardo di euro solo per Bot, Btp e Cct. A meno che la stretta non spinga le famiglie verso altre scelte. L'ultima incognita è legata alla tassazione delle rendite fiscali. La finanziaria non le tocca, ma la legge delega non esclude di portare l'aliquota dal 12,5 al 20% nel prossimo triennio. Senza alcuna distinzione tra chi specula in Borsa e chi investe i propri risparmi nell'acquisto del debito dello Stato. 

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