giovedì 28 febbraio 2013

Redditi parlamentari: il Cav primo con 35 milioni. Segue Monti che ha perso 400mila € con Deutsche Bank

Da: ilsole24ore


Effetto crisi anche sulle entrate dei parlamentari dell'ormai chiusa XVI legislatura: nel 2011, l'imponibile dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, da sempre ai primi posti per i guadagni registrati rispetto agli altri onorevoli, è sceso infatti da 48.180.792 a 35.439.981, 13 milioni in meno rispetto all'anno precedente. Il calo risulta dalla dichiarazione dei redditi 2012 consultabile da oggi a Montecitorio. La brusca frenata nei redditi dichiarati non impedisce comunque al leader del Pdl di confermarsi l'uomo politico più ricco del Parlamento italiano.
Le proprietà intestate a Berlusconi
Berlusconi è proprietario come l'anno scorso di due appartamenti uso abitazione a Milano, di 2 box a Milano e di altri 3 appartamenti nella stessa città, di una comproprietà al 7,46% di parti comuni a Milano. Resta proprietario di un immobile nel comune di Lesa (No), di un terreno e di un immobile ad Antigua, di uno a Lampedusa. L'8 marzo del 2012 invece ha acquistato un immobile nel comune di Torno, sul lago di Como. L'ex premier possiede anche un deposito di gestione patrimoniale nella Banca Popolare di Sondrio, nel Monte dei Paschi di Siena e nella Banca Arner. Invariate le sue partecipazioni nelle società.
Monti il secondo leader più ricco
È il presidente del Consiglio Mario Monti il secondo leader più ricco, ma ha dichiarato quasi un trentesimo del reddito di Berlusconi: 1.092.068 euro contro oltre 35 milioni. Nella dichiarazione dei redditi 2012, periodo d'imposta 2011, diffusa da palazzo Madama con quelle di tutti i senatori e dei componenti del Governo si legge che al 31/12/2012, rispetto all'anno prima, sulla gestione patrimoniale presso la Deutsche Bank ha un saldo negativo di 401.600.
Schifani batte Fini
Il presidente del Senato, Renato Schifani, nel 2011 ha avuto un reddito imponibile superiore a quello del presidente della Camera Gianfranco Fini. Da quanto emerge dalle dichiarazioni dei redditi rese pubbliche oggi risulta infatti che Schifani ha avuto un reddito imponibile di 222.547 euro a fronte dei 157.549 di Fini.
Severino è la più ricca dell'Esecutivo Monti
Paola Severino é il ministro più ricco del dimissionario governo monti. Nella dichiarazione dei redditi 2012, periodo d'imposta 2011, il Guardasigilli ha dichiarato 10.205.197 euro con una imposta lorda di 4.381.405 euro. Nella classifica dei ministri, seguono Andrea Zoppini 2.854.207, sottosegretario alla Giustizia che si dimise per un avviso di garanzia, (nel 730 dichiara di aver comprato una Panda usata del 2005 per la moglie); Corrado Passera con 2.714.903 (ha venduto la Panda dynamic intestata alla moglie); Piero Gnudi 1.850.532. Il vice ministro Mario Ciaccia 1.339.755; il sottosegretario Franco Braga 1.152.290; Mario Monti 1.092.068; Il sottosegretario Antonio Malaschini 1.034.070.
Alfano il leader di partito più ricco
È Angelino Alfano il leader di partito più ricco, seguito da Antonio Di Pietro. Secondo quanto risulta dalla dichiarazione dei redditi relativa al 2011, il segretario del Pdl, Alfano, ha infatti un reddito imponibile di 189.428 euro ed ha superato il presidente dell'Italia dei Valori, Di Pietro, che l'anno scorso era in cima alla classifica dei più ricchi e che, invece, quest'anno ha dichiarato un reddito imponibile di 174.864 euro. Al terzo posto si colloca il numero uno della Lega, Umberto Bossi, che sale di posizioni rispetto all'anno scorso con un reddito imponibile pari a 161.542 euro. Seguono il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, con un reddito di 148.310 euro e il leader del Pd, Pierluigi Bersani, con 137.973 euro. Agli ultimi posti si piazzano il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, con 125.592 euro e il numero uno dell'Udc, Pier Ferndinando Casini,
con 116.074 euro.....

Spot:"Ogni Mese Mediolanum"

mercoledì 27 febbraio 2013

Banca Mediolanum controcorrente: nel 2012 non chiude i rubinetti di prestiti e mutui

Massimo Doris, a.d. dell’istituto, ha sottolineato che, "nonostante il periodo difficile, come banca abbiamo fatto il nostro dovere".


PIÙ MUTUI E PRESTITI - Nel 2012 Banca Mediolanum ha aumentato del 100% l'erogazione dei mutui e ha raddoppiato i prestiti alle famiglie. A sottolinearlo è stato Massimo Doris, amministratore delegato e direttore generale dell'istituto di credito, nel corso di un talk show che si è tenuto lunedì 25 febbraio a Todi.

IL TEMA DEL TALK SHOW - Il tema della tavola rotonda, come anticipato dal sito BLUERATING (vai qui per la notizia), era "Mercati, scenari ed evoluzioni". In questo contesto, il manager ha dichiarato: "Nonostante il periodo difficile, come banca abbiamo fatto il nostro dovere".

giovedì 21 febbraio 2013

Altro che mega fusione: Unicredit e Intesa in crisi

Crédit Agricole e' uscita da Intesa Sanpaolo, non è più azionista. Ceduto il residuo 1,9% a fine 2012. Da Hvb, consociata tedesca di Unicredit, 200 milioni di danni per presunta evasione fiscale.

MILANO (WSI) - Brutte notizie per i due principali attori del settore finanziario italiano. Se da un lato Unicredit deve incassare un brutto colpo sia di immagine sia nel portafoglio, Intesa ha perso uno dei suoi maggiori azionisti.

Crédit Agricole e' uscita da Intesa Sanpaolo. La banque verte, scesa all'1,935% alla fine dello scorso agosto, ha progressivamente ceduto la quota nel corso dell'ultimo trimestre 2012 e ieri, presentando i risultati annuali, ha comunicato al mercato l'avvenuta dismissione.

L'accusa di evasione fiscale per alcune operazioni sospette effettuate in Borsa, intanto, potrebbe costare fino a 200 milioni a Hypovereinsbank, la consociata tedesca di Unicredit. La stima, secondo la Sueddeutsche Zeitung, sarebbe stata fatta dallo stesso presidente Theodor Weimer al supervisory board.

Tale cifra emerge, poi, dal rapporto redatto da uno studio legale incaricato nel 2011 dal consiglio di vigilanza di Hvb di indagare sulle attività in questione, che si riferiscono a un periodo compreso tra il 2005 e il 2008.

I titoli Unicredit cedono il 3,5% circa in borsa questa mattina, mentre quelle di Intesa il 3,85%. L'istituto di Piazza Cordusio paga anche il fatto che Fondazione Manodori si sia detta pronta a ridurre la sua quota nella banca.

Tornando a Hvb, pare siano almeno 60 le operazioni opache su cui gli inquirenti stanno investigando. A novembre, proprio per far luce sulle accuse di presunta evasione fiscale, la procura di Francoforte aveva eseguito perquisizioni nella centrale di Hvb a Monaco e in altre sedi. Tra gli indagati ci sarebbero l'immobiliarista berlinese Rafael Roth e sei dipendenti di Hvb, ma nessun membro del cda.

martedì 19 febbraio 2013

BOT e BTP non sono più garantiti dallo stato

Grazie al trattato che istituisce il fondo salva stati, ogni paese europeo potrà rinegoziare l'esposizione debitoria con gli investitori, facendo saltare in aria gli accordi originari: di Pasquale Marinelli.

ROMA (WSI) - Ebbene, eccovi un’interessante notizia. Da quest’anno, come stabilito nel trattato che istituisce il fondo salva stati (ESM), tutti i paesi europei sono obbligati ad applicare leClausole di Azione Collettiva (CAC) sui propri titoli di debito pubblico di nuova emissione. Leggete qui il comunicato del ministero del'economia e delle finanze.

Cosa sono le CAC? Esse sono postille (vere e proprie clausole vessatorie) previste sui nuovi titoli di stato di durata superiore a 12 mesi, emessi da ogni paese europeo aderente all’ESM (leggi qui il trattato), con la prima cedola scadente a partire dalla data del 1 gennaio 2013. Le CAC regolano la possibilità, per uno stato che versa in una condizione di crisi del debito sovrano, di ricontrattare interessi, scadenze e di proporre agli investitori lo scambio con obbligazioni di diversa tipologia. Gli accordi europei prevedono espressamente che l’emissione di titoli di debito pubblico con le CAC non deve superare il 45% del totale emesso in un anno (leggi qui le linee guida del dipartimento del tesoro, sulla gestionde del debito pubblico del 2013).

In pratica, grazie al trattato che istituisce il fondo salva stati (a cui anche l’Italia ha aderito), BOT e BTP non saranno più garantiti dallo stato. Ogni paese europeo, infatti, potrà legittimamente rinegoziare la propria esposizione debitoria con gli investitori, facendo saltare all’aria gli accordi originari divenuti per esso insostenibili (un po’ come già accade in Italia con la previdenza sociale; passano gli anni e lo stato modifica continuamente le condizioni per andare in pensione, facendo subire un danno al contribuente il quale vede sempre di più allontanarsi il giorno in cui poter accedere alla pensione e sempre più diminuire la sua entità).

Il limite di emissione del 45% è sicuramente una tutela affinché la maggior parte dei titoli di debito pubblico di nuova emissione resti garantito così come lo sono sempre stati. Ma io non ci conterei troppo; quanto tempo passerà affinché tale limite venga modificato e aumentato, fino ad avvicinarsi al 100%? Che grado di affidabilità avrebbero questi titoli nei confronti degli investitori, di cui lo stato emittente può cambiare le condizioni iniziali di sottoscrizione, quando più conviene ad esso? 

Certo, il rendimento di questa nuova tipologia di titoli pubblici sarebbe più alto rispetto a quelli tradizionali, proprio perché in essi sarebbe insito il rischio di ricontrattazione in negativo dei titoli da parte dello stato, in caso di rischio del suo default. Ma se ciò è espressamente previsto in queste CAC le quali, per legge, possono essere obbligatoriamente aggiunte ai titoli di debito pubblico di nuova emissione, allora questo trattato sfaterebbe il secolare mito, secondo il quale investire in titoli di stato sarebbe un investimento sicuro. In definitiva, dal 2013 il fallimento di uno stato è previsto per legge.

Noi, umili blogger studiosi dei fenomeni economici, sono anni che mettiamo in allerta le famiglie risparmiatrici circa il fatto che i titoli pubblici non sono sicuri come ci hanno sempre insegnato, che gli stati come l’Italia sono a rischio di fallimento. Ci è stato sempre replicato (soprattutto dagli economisti, quelli sapientoni) che un soggetto statale è un’entità troppo grande per fallire e non garantire il proprio debito. Ma allora, se così fosse, perché prendere l’iniziativa di adottare queste clausole che, di fatto, pongono gli stati in una posizione privilegiata rispetto all’investitore, in caso di rischio? A quale rischio lo stato si cautelerebbe, grazie all’adozione di queste clausole, se non a quello di finire con le gambe all’aria?

Visto che la legge è la legge, da oggi è certo, lo possiamo dire tutti (anche quegli economisti sapientoni) che i titoli di debito pubblico non sono titoli da investimento sicuro e che uno stato può fallire. Adesso lo dice anche la legge!

venerdì 15 febbraio 2013

Tagli alla Zucca. Il caso Ing Direct


da: http://www.formiche.net/2013/02/13/ing-licenziamenti-contoarancio/
Outsourcing e digitalizzazione non sempre bastano. E’ il caso del gruppo bancario e assicurativo online olandese Ing, che ha annunciato nuovi tagli per un totale di 2.400 posti in Belgio e Olanda nell’ambito di un nuovo piano di riduzione dei costi presentato assieme ai risultati di bilancio. Nel 2012 le banche europee hanno cominciato infatti ad affrontare con decisione il problema della capacità eccedentaria, traendone le conseguenze in termini di estensione delle reti, di disegno degli sportelli, del loro funzionamento, del volume e delle caratteristiche del personale che si rivela in questo quadro necessario. E la lista dei gruppi costretti a fare le valigie ai dipendenti si allunga.
Lo scorso anno il gruppo, che ha più di 95.000 dipendenti e 67 milioni di clienti nel mondo e che in Italia controlla conto Arancio, ha visto l’utile netto assottigliarsi del 32,5%, comunque un risultato netto consistente, da 3,89 miliardi.
Ing Direct è una delle società simbolo della strategia, per lo più britannica, di servizio bancario incentrato su una distribuzione low cost. Da un lato si spinge la clientela a utilizzare piattaforme telefoniche o Internet, e dall’altro si separano nettamente nelle filiali le attività di front office, semplificate, e in grado di essere svolte da manodopera poco qualificata, da quelle di vendita di prodotti e servizi finanziari.
Secondo la società la flessione riflette i costi delle ristrutturazioni già avviate, le minusvalenze registrate su alcune cessioni e i costi di alcuni prodotti finanziari negli Usa.
Ing ha precisato che in Olanda verrà esteso un programma di riassetto delle attività bancarie al dettaglio che porterà al taglio di altri 1.500 posti di lavoro entro il 2015, per un calo dei costi di 120 milioni di euro l’anno. Sullo stesso tipo di ramo in Belgio verranno eliminati altri 1.000 posti entro il 2015 procedendo al blocco del turnover dei lavoratori giunti alla pensione.
A fine 2001 Ing aveva già annunciato il taglio di 2.000 posti nei Paesi Bassi sulle attività bancarie, oltre a 1.350 posti sulla bancassurance e altri 1.000 sul ramo bancario in Europa.

Caso Mps, arrestato l'ex direttore finanziario Baldassarri

L'arresto, avvenuto stamane a Milano secondo le agenzie, è il primo nell'ambito dell'indagine aperta dalla Procura di Siena dopo l'esplosione del caso dei derivati

a cura di Luca Spoldi
14 febbraio 2013 | ore 10.35



CASO MPS, ARRESTATO EX RESPONSABILE AREA FINANZA - Secondo le ultime notizie battute dalle agenzie l’ex responsabile dell’area finanza di Mps, Gianluca Badassarri, sarebbe stato arrestato stamane a Milano. A Baldassarri, al suo vice e ad altre quattro persone farebbero capo i 40 milioni di euro “scudati” sequestrati alcuni giorni fa dalla Guardia di Finanza per i quali si ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Siena su Rocca Salimbeni, inchiesta che vede tra gli indagati anche l’ex-presidente del gruppo e dell’Abi, Giuseppe Mussari. A Milano intanto il titolo Mps oscilla appena sotto i 24 centesimi per azione, recuperando mezzo punto rispetto alla chiusura di ieri.
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mercoledì 6 febbraio 2013

Seat a rischio default. "Grazie" alla finanza creativa

Valore del titolo ormai quasi azzerato, che a due ore dall’apertura perdeva il 40% circa: da inizio 2013 la perdita oltre -80%. Anche qui piccoli investitori beffati, anche qui mistero sull'operato degli organi di vigilanza.

ROMA (WSI) - Seat Pagine Gialle al capolinea. Dopo anni di sofferenza sotto il peso dei passaggi di mano a debito del passato, la società delle directories già parte del gruppo Telecom, ha chiesto l’ammissione al concordato preventivo. La decisione è stata assunta dal cda per garantire "la continuità aziendale", alla luce dell’"impossibilità di far fronte" agli impegni sul debito nel 2013 e dopo la revisione al ribasso degli obiettivi.

Per rispettare il principio di parità di trattamento dei creditori, Seat ha deliberato che non procederà al pagamento della "rata semestrale di interessi dovuta il 31 gennaio 2013 sui prestiti obbligazionari" né alle "rate per interessi sul finanziamento bancario senior dovute il 6 febbraio prossimo".

La decisione è arrivata ieri dopo giornate di pesanti perdite in Borsa e dopo che il cda della società ha concluso le valutazioni sulle prospettive di business nell’attuale situazione economica e di mercato verificando che "gli obiettivi economici e finanziari" contenuti nelle linee guida strategiche 2011-2013 e nelle proiezioni di stima al 2015 stilate in occasione della recente ristrutturazione del debito "non sono più attuali e raggiungibili alla luce delle attuali performance e delle previsioni di mercato".

In questo contesto nonostante "una apprezzabile capacità di generare redditività e cash flow operativi, Seat ha un livello di indebitamento finanziario che non è sostenibile" e che "rappresenta un ostacolo per interventi volti allo sviluppo industriale". Nel 2013 la società dovrà rimborsare ai creditori 200 milioni (70 in quota capitale e 130 per interessi), contro una stima di generazione di "cash flow a servizio del debito di circa euro 50 milioni ed una liquidità effettivamente disponibile pari a circa euro 100 milioni".

In presenza di "una forte contrazione della raccolta pubblicitaria", in un contesto profondamente mutato rispetto a quello in cui è maturato il piano industriale, il nuovo cda ha preso atto dell’"impossibilità per il gruppo Seat di far fronte, nell’arco del 2013, a tutte le scadenze previste dalla attuale struttura dell’indebitamento, con le risorse finanziarie disponibili".

Per salvaguardare "una importante e storica realtà industriale italiana" in grado "di generare profitti, margini e flussi di cassa in linea con i più importanti player del settore" e per rendere il debito "sostenibile anche nel medio termine" è stato chiesto "di richiedere l’ammissione alla procedura di concordato preventivo" attraverso la presentazione della domanda "in bianco".

A meno di un anno dalla complessa e difficile ristrutturazione del debito con i suoi creditori, Seat è dunque di nuovo a rischio default". Una situazione che ha appunto le sue radici nel carico di debito messo sulle spalle della società dai fondi che l’acquistarono a leva all’inizio degli anni 2000, spremendola poi con il pagamento di un maxi-dividendo.

La notizia ha dato l’ennesimo colpo in Borsa al titolo ormai quasi azzerato, che a due ore dall’apertura perdeva il 40% circa, per un saldo da inizio anno negativo per oltre l’80 per cento.

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martedì 5 febbraio 2013

Colpo di mano della banca olandese Sns: bond espropriati dal Governo

«Tutti coloro che detengono obbligazioni subordinate di Sns Reaal e Sns Bank subiranno un esproprio». «Ritengo che questi titoli dovranno essere rimborsati a zero euro, al pari delle azioni». A parlare, in una lettera inviata venerdì al Parlamento, è il ministro delle finanze olandese Jeroen Dijsselbloem. Lo stesso che è stato appena nominato presidente dell'Eurogruppo. Parole inequivocabili: la Sns Bank, inclusa la sua holding Sns Reaal, va nazionalizzata. E tutti i risparmi degli investitori che possiedono azioni oppure obbligazioni subordinate vanno azzerati. Peccato che, tra questi, ci siano anche tanti risparmiatori italiani: vittime innocenti di un salvataggio bancario in Olanda. Paese solido, spesso schierato tra gli intransigenti d'Europa, che ora non sembra farsi molti scrupoli ad «espropriare» il risparmio altrui.

Salva la banca...La storia di Sns, quarta banca olandese, ha dell'incredibile. E ricorda troppo quella delle banche irlandesi, che qualche anno fa decisero di rimborsare con un misero centesimo tutti i risparmiatori (tanti italiani) che avevano dato loro fiducia acquistando obbligazioni subordinate. Sns, a guardare i dati di bilancio, in realtà non sembrerebbe in crisi. A giugno 2012 – si legge sul sito Internet della banca – il cosiddetto «Core Tier 1» (principale indice di patrimonializzazione di una banca, che indica la sua solidità finanziaria) era al 9,6%: in linea con le regole di Basilea. Sns aveva anche passato tutti gli stress test. Persino i rating non segnalano allarmi: S&P valuta Sns Reeal BBB-, Fitch BBB+ e solo Moody's colloca la banca nel campo speculativo (Ba2). Eppure l'istituto era da tempo in profonda crisi.

Tanto che il ministro delle Finanze olandese ha deciso di intervenire: «Per salvaguardare la stabilità finanziaria, non ho altra scelta che la nazionalizzazione, perché altrimenti Sns andrebbe in bancarotta». Secondo Mr. Dijsselbloem, la nazionalizzazione salva un milione di conti correnti. Peccato che ammazzi i risparmi di chi aveva investito in titoli subordinati: la nazionalizzazione passa infatti per l'esproprio dei titoli subordinati e delle azioni. I titoli subordinati sono quelli che si collocano a metà strada tra le obbligazioni (debiti della banca) e le azioni (capitale). Si dividono in varie categorie (Lower e Upper Tier 2, Tier 1), che indicano la rischiosità dei titoli: a seconda della categoria, infatti, questi bond vengono rimborsati dopo gli altri in caso di default.

...ammazza l'obbligazionistaIl punto è che in questo caso la banca non va in default. Sns non finisce come Lehman Brothers, per intenderci, ma viene nazionalizzata dallo Stato. Tra l'altro lo Stato in questione è l'Olanda, uno dei paesi più solidi d'Europa. Insomma: non stiamo parlando della Grecia. Né dell'Irlanda. Eppure la decisione del Governo è chiara: mantenere salvi solo i possessori di obbligazioni senior (quelle non subordinate), e azzerare tutti gli altri. In realtà il ministro delle finanze aveva pensato di azzerare anche i bond senior – nella lettera lo scrive esplicitamente – ma non l'ha fatto perché questo avrebbe creato gravi ripercussioni sui mercati finanziari. Così il drastico taglio toccherà solo i subordinati. Ancora non sono state decise le modalità (dunque neppure i valori finali), ma la volontà del Governo è chiara. Zero tondo.
Il problema è che i bond subordinati della banca olandese sono in mano anche a risparmiatori italiani. Quanti siano non è facile saperlo (in alcuni forum online sono iniziati dei conteggi), ma di certo la crisi olandese avrà ripercussioni sui risparmi italiani: almeno 10 milioni di euro sembrerebbero intaccati. «Il Sole 24 Ore» ha trovato conferme anche presso Aduc. Per loro resta solo la difficile strada del ricorso, ma il tempo è poco e la strada in salita: va fatto in Olanda entro 10 giorni. Ma ormai il percorso sembra segnato: quello di un irrituale «esproprio» che salva una banca olandese, ma ammazza gli obbligazionisti. E il buon senso.
m.longo@ilsole24ore.com
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IL PRECEDENTE 
Il caso irlandese
Nell'ottobre del 2011 «Il Sole 24 Ore» rivelò in un'inchiesta la notizia della decisione delle banche irlandesi di rimborsare gli obbligazionisti con un solo centesimo ogni mille euro: una decisione che penalizzò migliaia di investitori italiani

Berlusconi fa paura a Borsa e spread

da: soldiweb
L'indice Ftse Mib è il peggiore d'Europa con un 4,5%. In Piazza Affari si sono scatenate le vendite di chi teme un risultato elettorale incerto che non permetterà all’Italia di avere un governo stabile in grado di fare le riforme 

a cura di Michele D'Antoni
04 febbraio 2013 | ore 17.25





BERLUSCONI SPAVENTA - È un avvertimento. Se vince Berlusconi ritorna il marasma sui mercati. E l'Italia va a fondo. Il segnale in questo senso è netto, almeno così giurano gli analisti. Le ultime mosse di campagna elettorale dl Cavaliere hanno fatto drizzare le orecchie agli operatori. Larestituzione dell'Imu pagata e la promessa di un condono fiscale tombale insieme alla rimonta nei sondaggi del centro-destra, hanno avuto echi negativi sia sull'azionario che sul mercato dei bond.

MILANO MAGLIA NERA - L'indice Ftse Mib è il peggiore d'Europa con un -4,5%. In Piazza Affari si sono scatenate le vendite di chi teme un risultato elettorale incerto che non permetterà all’Italia di avere un governo stabile in grado di fare le riforme. E’ questa, ad esempio, la previsione di un report diffuso in mattinata da Nomura. Le ultime demagogiche promesse di Silvio Berlusconi di restituire l’Imu e varare un nuovo condono tombale potrebbero fargli aumentare i consensi. E i mercati non vogliono ripetere un'esperienza già vista.

SPREAD IN RIALZO - Le vendite hanno colpito anche i titoli di Stato: il rendimento del Btp a 10 anni è salito al 4,44%, con spread a quota 280, in rialzo di 16 punti base. Le tensioni si allargano dall’Italia a tutti i Paesi della periferia dell’Europa: a Madrid, dove l’opposizione sta chiedendo a gran voce le dimissioni del governo di Mariano Rajoy per uno scandalo di corruzione, il Bono a 10 anni è scambiato a un rendimento del 5,38%, spread con il Bund a 374 (+24 punti base).

DEBOLI I BANCARI - Forte discesa delle banche: UniCredit di oltre 8 punti. Intesa scende del 5,35%, Banco Popolare -6,89%, MontePaschi  -4,83%. In crisi tutti i titoli principali del listino ad esclusione di Saipem (+0,5%): Generali  -5,5%, Fiat Industrial -3,82%, Fiat -5,4%, Pirelli -5,19%, Finmeccanica -6,75%, Eni -3,3%, Enel -4,53%, Telecom Italia -4,86%.

lunedì 4 febbraio 2013

Nuove trappole nei conti correnti


Caro sportello: icerca della Bocconi sul resoconto di fine anno in arrivo. In dicembre oneri per 217 euro contro i 159 del 2010


venerdì 1 febbraio 2013

MPS: quali rischi corrono i risparmiatori

wsi
Associazioni consumatori promettono class action e chiedono risarcimenti, ma dovrebbero chiedere aumenti di capitale a vantaggio dei piccoli risparmiatori e non di una manciata di investitori esclusivi. In caso di default le obbligazioni non sono coperte dal fondo di garanzia.

SIENA (WSI) - I risparmiatori dei Montepaschi hanno iniziato a chiedere risarcimenti danni, con le associazioni a protezione dei consumatori che hanno promesso di avviare class action contro l'istituto senese. 

Quanto ai risparmiatori, bisogna distinguere tra obbligazionisti (piu' al sicuro), correntisti (al sicuro) e azionisti (a rischio). Il discorso si fa complicato per chi detiene azioni Mps in portafoglio.

Se il default verra' scongiurato, come sembra, anche chi possiede obbligazioni non si puo' comunque sentire totalemnte al sicuro e dovrebbe preoccuparsi dell'andamento dei prezzi dei titoli del debito fisso. 

Diverso il discorso per gli azionisti, che non sono tutelati da alcuna garanzia. Questi, come spiegato dal professore Stefano Cordero di Montezemolo, dovrebbero piuttosto impegnarsi a chiedere aumenti di capitale vantaggiosi a loro, i piccoli azionisti, e non a pochi investitori elitari.

AZIONISTI PENALIZZATI

Chi compra titoli azionari dovrebbe essere consapevole di non avere diritto ad alcuna garanzia in merito al suo investimento. Nel caso MPS c'e' di piu', tuttavia. Con l'aumento di capitale riservato, sottoscritto da alcuni investitori, gliazionisti sono stati penalizzati, secondo l'economista, interpellato da RaiNews 24. 

Con un aumento di capitale vantaggioso avrebbero potuto recuperare almeno in parte del capitale, "qualora vi fosse stato un rilancio e un risanamento nel medio termine". Pertanto "se fossi nelle associazioni dei consumatori chiederei aumenti di capitale che siano a vantaggio dei piccoli risparmiatori e non di alcuni esclusivi investitori".

TUTELATI CORRENTISTI E RISPARMIO GESTITO

A tutti saranno ritornate alla mente le immagini della corsa agli sportelli dei clienti di Blackrock in Inghilterra e i dipendenti di Lehman Brothers che riempivano scatoloni con i propri averi neggli uffici di Lehman Brothers, che nel 2008 aveva appena fatto crack. 

Ma i correntisti e chi ha partecipato all'investimento in MPS tramite il risparmio gestito dovrebbe essere al sicuro. 

Chi ha sottoscritto quote di fondi comuni, fondi pensione o Etf, e' protetto perche' il suo versamento e' stato depositato presso una banca che si occupa di movimentare e custodire tale denaro - il patrimonio del fondo - tenendolo distinto dalle altre sue attivita' patrimoniali.

I correntisti sono invece tutelati dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), cui tutte le banche sono obbligate ad aderire.

ANCHE SENZA DEFAULT, RISCHIO PER GLI OBBLIGAZIONISTI

Nel caso della sottoscrizione di obbligazioni, le difficolta' dell’azienda che emette i titoli si può riflettere sui bond. Sebbene Cordero di Montezemolo non se la senta di fare allarmismi ("Le preoccupazioni sono limitate per quanto riguarda i titoli a reddito fisso") rimane il fatto che in caso di perdita di valore, il rischio e' tutto a carico di chi ha comprato le obbligazioni.

Un calo del prezzo dell’obbligazione e' un effetto inevitabile a cui non si potra' porre rimedio. Il valore rischia di scendere anche sensibilmente al di sotto della parita'. In questo caso il cliente che volesse o dovesse vendere il titolo, difficilmente riuscirebbe a recuperare il capitale investito. C'e' pero' una eccezione: i bond emessi dalle Banche di Credito Cooperativo. In questo caso e' stato appositamente costituito un fondo di garanzia.

In caso di default le speranze sarebbero invece ridotte allo zero. Anche se il crack appare tuttora improbabile, va sottolineato che le obbligazioni, diversamente dai depositi, non sono coperte dal fondo di garanzia. Questo significa che in caso di fallimento dell’emittente il sottoscrittore perde tutto il capitale investito o gran parte di esso.