giovedì 20 giugno 2013

La Fed e la Cina pesano sulle Borse. Asia al peggior calo dal 2011, Europa in rosso

repubblica


Sui mercati finanziari domina la delusione dopo l'annuncio di Bernanke di andare verso la riduzione e il definitivo stop agli stimoli nel 2014. Tokyo cede l'1,7%, listini europei pesanti. Lo spread sale oltre 275 punti base. Si rafforza il dollaro, l'oro ai minimi da oltre due anni

MILANO - Ore 10.30. Doppio colpo pesante per i listini azionari mondiali, che nel giro di poche ore sono costretti a incassare l'annuncio della Federal Reservedi avviarsi verso lo stop alle misure di stimolo all'economia e poi i dati poco convincenti sull'economia cinese. Ieri il numero uno della Fed, Ben Bernanke, ha spiegato che il cielo sull'economia e sul mercato del lavoro a stelle e strisce si sta rasserenando. Per questo, se come da previsioni si andrà verso un tasso di disoccupazione al 6,5% nel 2014 (attualmente gli Usa sono al 7,6%), potrebbe essere "opportuno" ridurre gli acquisti di Bond (il programma è da 85 miliardi al mese) già alla fine di quest'anno per interromperli a metà 2014. Per il momento, comunque, i tassi restano al minimo storico tra lo 0 e lo 0,25% e la disponibilità a continuare gli acquisti - modulandoli secondo le necessità - è confermata.

Dall'altra parte del Pacifico, in Cina, arrivano segnali preoccupanti sull'espansione economica. L'indice Pmi manifatturiero dell'ex Celeste Impero - le previsioni dei responsabili degli acquisti, che anticipano il clima economico - è sceso ai minimi da 9 mesi a giugno. La rilevazione 
flash di Hsbc arretra a 48,3 punti, dai 49,2 punti di maggio, assestandosi ben al di sotto dei 50 punti che separano le fasi di espansione da quelle di contrazione dell'economia. Come da previsioni, continuando sulla debolezza di Wall Street di ieri sera, le azioni asiatiche hanno registrato pesanti ribassi. L'indice Msci Asia Pacific delle principali azioni della regione è arrivato a perdere oltre tre punti percentuali e mezzo, la peggior performance dal settembre 2011 e ai minimi da nove mesi. A Tokyo, l'indice Nikkei chiude in calo dell'1,74% mentre Seul perde 2%. Shanghai e Hong Kong arretrano di oltre due punti percentuali. Gli investitori sono rimasti scottati - quindi - del fatto che presto finiranno le iniezioni senza precedenti di liquidità sul mercato; una situazione, d'altra parte, che ha portato la finanza sempre più lontano dall'economia reale negli ultimi mesi. 

Anche in Europa la giornata dei mercati è all'insegna delle vendite. Piazza Affari contiene le perdite al -1,2%, facendo meglio delle altre. Londra retrocede infatti dell'1,85%, Francoforte del 2,3% e Parigi del 2%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi, dopo un'iniziale stabilità, si allarga a 278 punti base; il rendimento dei titoli decennali italiani supera il 4,4% sul mercato secondario. Tra i singoli titoli milanesi si segnala Rcs, in controtendenza dopo la cessione dei periodici e con Diego Della Valle pronto a diventare primo socio al posto di Giuseppe Rotelli nell'aumento di capitale.

Le previsioni sulla ripresa economica americana portano l'euro sotto quota 1,33 dollari e il biglietto verde si rafforza. La moneta europea passa di mano a 1,3221 dollari, il cambio con lo yen è a 129,65. Non ha influenze sui mercati il fatto che l'indice Pmi composito della produzione della zona euro sia salito a 48,9 in giugno (47,7 a maggio), il valore massimo su 15 mesi. In Italia, invece, la produzione e gli ordinativi dell'industria sono migliorati ad aprile grazie all'estero. In Germania, infine, l'indice dei prezzi alla produzione è calato oltre le attese a maggio: -0,3% mensile e +0,2% annuo.

Molto attesi, nel pomeriggio, i dati sui sussidi per la disoccupazione americani, accompagnati dalla vendita di case esistenti, dal superindice dell'economia e dall'attività aziendale della Fed di Philadelphia. Ieri Wall Street, dopo il discorso di Bernanke, ha chiuso in netto calo: il Dow Jones ha lasciato sul terreno l'1,35% e il Nasdaq l'1,12%. Sul fronte delle materie prime, l'oro è in forte calo. Lo spot cede quasi cinque punti percentuali e scende verso 1.310 dollari l'oncia, ai minimi da oltre due anni. Tensioni anche sul prezzo del petrolio, in particolare dopo i dati negativi sull'attività manifatturiera cinese: il greggio Wti perde due punti percentuali e si porta in area 96 dollari al barile.

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