mercoledì 7 marzo 2012

Ore cruciali per Europa, Atene minaccia il default

da WSI
Roma - Il vero verdetto sul futuro della Grecia si saprà tra domani e dopodomani. La tragedia del paese è lunga dall'essersi conclusa, anzi, è avvertita ancora di più in queste ultime ore: la sopravvivenza di Atene è legata a un filo e quel filo porta il nome di ristrutturazione del debito greco, ovvero di Private Sector Involvement.

Di fatto, le banche ed i fondi d'investimento privati che detengono bond greci hanno tempo fino a giovedi' alle 20 (GMT) per accettare o rifiutare il default swap, ovvero lo scambio di obbligazioni, che corrisponde a una sorta di fallimento controllato.

L'operazione, che punta a fare uscire la Grecia dalla spirale dell'indebitamento annullando circa 107 miliardi degli oltre 350 dell'attuale debito pubblico, dovra' essere su base volontaria per riuscire. Il governo greco stima un'adesione compresa tra il 75% ed il 90%. E annuncia anche che è pronto a imporre le sue condizioni di ristrutturazione anche ai detentori delle obbligazioni che non voteranno il default swap entro la scadenza stabilita. Dopo una riunione che si è svolta a Francoforte nella giornata di ieri, il "Greek Debt Management Agency", ovvero l'agenzia per la gestione del debito ha "confermato", secondo quanto riporta il Telegraph che, se la maggioranza dei creditori accetterà l'accordo, "intende...di dichiarare gli emendamenti proposti effettivi e vincolanti su tutti gli altri possessori di bond". 

I trader hanno interpretato la dichiarazione alla stregua di un avvertimento, da parte del paese, di ricorrere alla "Collect Action Clauses" (CACs) per imporre l'accordo; ma le agenzie di rating hanno già affermato che una tale misura, approvata dalle autorità greche lo scorso mese, rappresenterebbero un default, il primo nella storia dell'Eurozona. 

I termini dell'accordo PSI, posto come condizione dalla troika Ue, Bce e Fmi per sbloccare il nuovo pacchetto di aiuti da 130 miliardi, sono stati discussi per oltre sei mesi e impongono ai creditori privati di rinunciare al 53,5% del valore nominale delle obbligazioni che detengono. Questo taglio, unito all'allungamento della scadenza e alla riduzione del tasso d'interesse, portano ad una perdita complessiva del 70% sui titoli. 

Il governo greco ha dovuto anche accettare una perdita di sovranita' sul suo debito visto che le nuove obbligazioni saranno sottoposte alla legislazione britannica e che qualsiasi controversia che le dovesse riguardare sara' giudicata dalla Corte di Lussemburgo. 

D'altra parte il PSI ha anche un lato positivo, visto che porterebbe la gran parte del debito pubblico greco nelle mani di investitori pubblici come il Fondo salva-stati, la Bce, il Fmi e i singoli stati. L'associazione delle istituzioni finanziarie che ha condotto le trattative (l'Institute for International Finance) ha disegnato uno scenario apocalittico se non si dovesse raggiungere la soglia del 75% delle adesioni alla rinegoziazione del debito. 

In un rapporto confidenziale, filtrato sulla stampa, l'IIF parla di un costo per l'economia internazionale superiore ai 1.000 miliardi di euro se si dovesse andare incontro ad un default incontrollato di Atene. Una prospettiva, prosegue, che metterebbe alle corde la stessa Bce e provocherebbe un rapido contagio verso Portogallo, Italia e Spagna. 

Hanno gia' annunciato di voler partecipare al PSI le tedesche Allianz, Commerzbank e Deutsche Bank, le francesi Axa, BNP Paribas e CNP Assurances, l'olandese ING Bank, l'italiana Intesa San Paolo, le tre banche greche Alpha Bank, Eurobank EFG e BNG, oltre al fondo americano Greylock Capital Management.

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