venerdì 22 giugno 2012

Squinzi: attenzione, con il default dell'euro, il Pil crollerà 25-50%

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Il presidente di Confindustria lancia l'allarme, parlando delle conseguenze che colpirebbero le quattro maggiori economie dell'Eurozona. In ciascuna di esse, "svanirebbero tra i 6 e i 9 milioni di posti di lavoro". Centinaia di banche fallirebbero. Effetti più gravi di quelli del crack Lehman.


Roma - "L'eventualità di un default porterebbe, soltanto nel primo anno, un crollo del Pil tra il 25 e il 50%" nelle quattro maggiori economie dell'eurozona. A lanciare l'allarme è il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, citando le simulazioni del centro studi di viale dell'Astronomia in occasione del convegno 'Europa federale, unica via d'uscita'. 

Sempre in base a tali simulazioni con il default dell'euro "svanirebbero tra i 6 e i 9 milioni di posti di lavoro" in ciascuna delle maggiori economie dell'Eurozona e "i deficit e i debiti pubblici raggiungerebbero valori da immediata insolvenza, perfino in Germania", ha aggiunto. Dunque "i dati purtroppo parlano chiaro: se non si agisce subito con fermezza, l'alternativa che si prospetta è delle più nere", ha chiarito Squinzi. 

Secondo le stime del Csc citate da Squinzi, la disgregazione dell'eurozona "condurrebbe rapidamente al fallimento di decine di migliaia di imprese e di centinaia di banche, alla perdita di milioni di posti di lavoro, all'esplosione di deficit e debiti pubblici nazionali". E del resto "le conseguenze a livello globale di un dissolvimento dell'euro - ha avvertito Squinzi - sarebbero molto più gravi di quelle successive al crac di Lehman Brothers". 

Per il numero uno di Confidustria la crisi che stiamo attraversando può essere considerata "irreversibile per un modello economico che ha retto il mondo occidentale per oltre due secoli". 

L'Europa, a questo punto, "può sostenere il confronto solo se compete come sistema, pena la marginalità - ha sottolineato - rispetto ai grandi del pianeta". Per questo "nessuno Stato, nemmeno la Germania, potrà avere ruoli attivi nelle nuove configurazioni che si stanno costruendo nell'economia mondiale", ha concluso.

Per Squinzi "la vera scelta è di stare tutti insieme in una Europa che sia veramente unita". E se la realizzazione di questo percorso "irto di ostacoli, ma essenziale per salvare questa nostra Unione europea - ha aggiunto - si vuole definire con l'espressione 'Stati Uniti d'Europa' allora usiamo questa espressione senza timore". 

Proprio per questa ragione Squinzi ha ricordato di aver invocato, nei giorni scorsi, "la buona politica, materia che scarseggia - ha aggiunto - e di cui avremmo estremo bisogno, nella considerazione che o ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno".

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