lunedì 5 novembre 2012

Imu: per chi affitta rincari fino a +2.200%

corriere della sera   di: Antonella Baccaro
Aumenti di imposta, rispetto all’Ici, fino al 207% per i contratti liberi (Milano) e al 2.330% per quelli concordati (Venezia). È quanto dovranno aspettarsi i proprietari di immobili locati facendo...

Milano - Aumenti di imposta, rispetto all’Ici, fino al 207% per i contratti liberi (Milano) e al 2.330% per quelli concordati (Venezia). È quanto dovranno aspettarsi iproprietari di immobili locati facendo i conti dell’esborso complessivo della nuova imposta sugli immobili, l’Imu, rispetto alla vecchia, l’Ici. Secondo i calcoli effettuati dall’Ufficio studi della Confedilizia, sarà proprio l’applicazione della maggiore aliquota deliberata dai vari Comuni, rispetto a quella base uniformemente adoperata per la prima rata e pari al 7,6 per mille, ad avere effetti molto pesanti, soprattutto per chi ha affittato con contratti «liberi», per i quali gli aumenti percentuali sono tutti a tre cifre e 13 capoluoghi su 20 hanno scelto l’aliquota massima.
«L’effetto finale — avverte il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani—sarà che salteranno i contratti calmierati, quelli che erano stati accettati dai proprietari proprio in virtù del trattamento fiscale agevolato che li contraddistingueva. In questo modo i Comuni si ritroveranno con una richiesta di affitti agevolati che si tradurrà in una maggiore spesa». Va ricordato, per completezza, che la maggiorazione dell’esborso dell’imposta da Ici a Imu è determinata oltre che dall’aumento dell’aliquota, dall’incremento del 60% della base imponibile, dovuto alla variazione del moltiplicatore da applicare alla rendita catastale.

Contratti calmierati
Ma vediamo qualche esempio, cominciando dai contratti «calmierati » (3+2) e prendendo come campione un immobile di categoria A/2, cinque vani, in zona semiperiferica. Nelle città di Roma, Napoli e Perugia, ad esempio, dove per la seconda rata si applicherà l’aliquota massima del 10,6 per mille, l’aggravio complessivo dell’Imu rispetto all’Ici sarà rispettivamente del 269%, del 143% e del 142%. A Roma, partendo da una rendita catastale di 787,60 euro, se la prima rata è stata di 503 euro, la seconda sarà di 900, per un totale di 1.403 euro. Una bella cifra se si tiene conto che per l’Ici un’abitazione pagava in totale 380 euro. A Napoli, stesso discorso: partendo da una rendita catastale di 800,51 euro e da una prima rata di 511 euro, ci si ritrova a settembre con 915 euro, per un totale di 1.426. A Napoli l’Ici complessiva per un’abitazione di questo tipo valeva 588 euro. Sui contratti concordati è in corso un tentativo di riportare l’aliquota per legge al 3,8 per mille, cioè alla metà di quella base. La proposta è stata avanzata in sede di discussione della legge di Stabilità dai rappresentanti dell’Udc. Ma c’è un’altra richiesta che viene da Confedilizia e cioè quella di ricondurre la quota di canone detraibile ai fini Irpef almeno al 15% rispetto all’attuale 5%. «Si tratta di riconoscere l’esistenza di spese a carico del proprietario, come si fa negli altri Paesi europei» spiega Sforza Fogliani.

Chi paga meno 
Ma ci sono anche città in cui la seconda rata costerà di meno: è il caso di Milano, Trieste e Torino, dove l’aliquota scelta dal Comune è inferiore a quella base del 7,6 per mille: per le prime due si colloca al 6,5 per mille, per l’ultima a 5,75. Così, a Milano se per la prima rata per un immobile, sempre in affitto calmierato, con rendita catastale di 877,98 euro si è pagato 560 euro, per la seconda bisognerà sborsarne 399, per un totale di 959 euro rispetto ai 369 dell’Ici (+160%). A Torino, su una rendita catastale di 787,60 euro, si passa da un acconto Imu di 503 a un saldo 258 euro per complessivi 761 rispetto agli 83 dell’Ici (+817%). Vanno segnalate anche le città che manterranno invariata l’aliquota base del 7,6 per mille, come Ancona, Aosta, Bologna, Firenze, Genova e Venezia. In quest’ultima città si passerà da un esborso complessivo di soli 40 euro per l’Ici a un’Imu totale da 972 euro, con una maggiorazione record del 2.330%.

Contratti liberi
Passando ai contratti «liberi» (4+4), le cose peggiorano. Lo studio di Confedilizia individuarincari Imu rispetto all’Ici del 142%` a Roma, Torino, Firenze, Genova, Venezia e Bari, tutte città in cui l’aliquota applicata per la seconda rata sarà quella del 10,6 per mille. Ma il record dell’aumento spetta a Milano, dove l’aliquota della seconda rata sarà del 9,6 per mille, così per una casa con rendita di 877,98 euro, da un pagamento Ici di 461 euro complessivi si passerà a un esborso totale per l’Imu di 1.416 euro (+207%). 
Subito dopo c’è Aosta con un aggravio del 204%. Segue Bologna dove, partendo da una rendita catastale di 1.020 euro, se la prima rata è stata di 651 euro, la seconda sarà di 1.165, per un totale di 1.816 euro rispetto ai 610 per l’Ici (+198%). A Roma si passerà da 579 per l’Ici a 1.403 per l’Imu, a Napoli da 588 a 1.426. 
Nessuna città, tra le più grandi segnalate nello studio, registra aliquote inferiori a quella base per la seconda rata. Ce ne sono però alcune che la lasceranno invariata al 7,6 per mille, come Aosta e L’Aquila dove con una rendita di 632,66 euro si passerà da 465 euro di Ici a 808 di Imu, con una maggiorazione del 74%.

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